G8 vent’anni dopo. Il Foglio provoca e dice: gli eredi dei no global stanno a destra, non a sinistra

21 Lug 2021 17:21 - di Adele Sirocchi
G8 destra sinistra

Nel ventennale del G8 di Genova c’è un primo elemento che colpisce: tutto viene ridotto a un fattore repressivo. La Diaz, la morte di Giuliani, la città devastata dai Black bloc. Tutto vero, ma le questioni di ordine pubblico hanno completamente oscurato quelle ideologiche. Il G8 di Genova segnò infatti anche la fine del movimento no global di cui la sinistra estrema si è impadronita, marchiandolo a fuoco con uno spregiudicato uso della violenza di piazza.

Cerasa sul foglio: l’agenda no global è oggi patrimonio della destra sovranista

Oggi il direttore del Foglio Claudio Cerasa torna sull’argomento con una provocazione che in parte coglie nel segno. “Nell’immaginario collettivo – scrive Cerasa – i No Global continuano a essere associati a una costola impazzita della sinistra oltranzista (al G8 di Genova ci andarono anche Alexis Tsipras e Pablo Iglesias). Ma se si presta un po’ di attenzione non si farà molta fatica a riconoscere che nella stagione in cui ci troviamo l’agenda politica ed economica squadernata vent’ anni fa dai No Global combacia quasi perfettamente con l’agenda della destra sovranista. E’ la destra sovranista, più di chiunque altro, a guidare oggi la battaglia contro il mondialismo, contro la globalizzazione, contro l’imperialismo, contro le oligarchie, contro il neoliberismo, contro le multinazionali, contro il Wto, contro i Soros, contro le privatizzazioni, contro l’austerità fiscale, contro la liberalizzazione dei movimenti di capitali e a favore del primato nazionale”.

Il dibattito sulla globalizzazione a destra

La tesi non è così azzardata. La riflessione sulla globalizzazione, al di là dei fatti di Genova, aveva interessato anche Alleanza nazionale prima e dopo i tragici eventi del 2001 a Genova. Marzio Tremaglia, assessore alla Cultura in Lombardia, non nascondeva la sua simpatia per gli accadimenti di Seattle dove, nel 1999, il il popolo no global fece la sua prima uscita pubblica chiedendo la remissione del debito dei paesi poveri. E Teodoro Buontempo, in un’intervista al Secolo in occasione del decennale del G8 di Genova, richiamava la destra al dovere di combattere gli aspetti utilitaristici della globalizzazione, rilanciando l’idea di un’Europa dei popoli e delle culture identitarie contro l’Europa dell’euro.

Campi: l’antiglobalismo nelle urne ha premiato la destra

E oggi Alessandro Campi ha ragione a sottolineare, in un editoriale sul Messaggero, che “la denuncia di una globalizzazione brutalmente e semplicisticamente intesa come sfruttamento degli individui a beneficio dei poteri forti e come omologazione (cioè annientamento) di culture storiche e identità collettive” è alimento ideologico del sovranismo. “Nato politicamente a sinistra – conclude Campi – l’anti-globalismo – quando lo spirito collettivo di rivolta dalle piazze si è spostato nelle cabine elettorali – ha beneficiato elettoralmente la destra estrema”.

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