Marzio Tremaglia a 20 anni dalla sua morte: un grande esempio per tutti noi. Il ricordo di La Russa

23 Apr 2020 11:28 - di Redazione
Marzio Tremaglia

Ignazio La Russa ricorda Marzio Tremaglia pubblicando sui social, a vent’anni dalla sua morte, il suo testamento politico. Il suo credo.

«Credo nei valori del radicamento, della identità e della libertà; nei valori che nascono dalla tutela della dignità personale. Sono convinto che la vita non può ridursi allo scambio, alla produzione o al mercato, ma necessita di dimensioni più alte e diverse. Penso che l’apertura al Sacro e al Bello non siano solo problemi individuali. Credo in una dimensione etica della vita che si riassume nel senso dell’onore, nel rispetto fondamentale verso se stessi, nel rifiuto del compromesso sistematico, e nella certezza che esistono beni superiori alla vita e alla libertà per i quali, a volte, è giusto sacrificare vita e libertà»
#MarzioTremaglia

La traccia indelebile di Marzio Tremaglia

Marzio Tremaglia scomparve, a 41 anni nel 2000, dopo una lunga malattia. Il giovane assessore alla Cultura della Regione Lombardia, ha lasciato una traccia indelebile nelle politiche culturali, non solo della Lombardia, ma di tutta Italia. Marzio Tremaglia fu eletto per Alleanza Nazionale all’Assemblea regionale della Lombardia nel 1995 con seimila voti di preferenza. Marzio ha trasformato il modo di fare cultura. Una cultura non ingessata, non conformista e qualitativamente elevata. Ha rivalutato la storia dimenticata, salvaguardando valori profondi e antichissimi, riscoprendo il senso sacro del bello. In precedenza, dal 1980, quando aveva solo ventidue anni, era stato consigliere comunale della città orobica.

Il padre Mirko

Era l’unico figlio di Mirko Tremaglia, uno dei primi leader del Movimento Sociale Italiano, padre della Destra e parlamentare e ministro per gli Italiani all’Estero. Mirko, deputato prima Msi e poi An si battè per l’esercizio del diritto di voto agli italiani all’estero, riconosciuto con la legge del 27 dicembre 2001, che in pratica porta il suo nome, a riconoscimento di una storica battaglia pluridecennale che lo portò a diventare ministro per gli Italiani nel mondo nel governo Berlusconi del 2001-2006.

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