Governo, scoppia la guerra per accaparrarsi i posti di sottosegretari: tutti i nomi che circolano
Governo, atto secondo: è scoppiata la guerra dei sottosegretari tra toto-nomi e paletti all’esecutivo. I rumors impazzano, ma le carte potrebbero non venire scoperte prima di venerdì. A quanto apprende l’Adnkronos ci sarebbero almeno quattro aspetti da tenere presenti nei criteri di scelta, dei “parametri” in un certo senso compensativi rispetto alla scelta dei ministri: più donne. Più Sud. Redistribuzione delle poltrone secondo i nuovi equilibri tra i partiti, con le new entries di Lega e FI. E nessun declassamento degli ex ministri del governo Conte. Tutto questo sempre se alla fine non spunteranno dei tecnici anche per i posti di sottogoverno. E con una certezza a fare da comune denominatore in questa guerra alla nomina: l’obiettivo di Mario Draghi è risolvere il rebus entro la settimana. Dopo il voto di fiducia di Camera e Senato. Intanto, nella nebulosità della situazione, il primato delle grane già è stato fissato: e va a Nicola Zingaretti, che dovrà tenere insieme la questione di genere, esplosa dopo la levata di scudi delle donne del Pd rimaste a mani vuote di ministeri. E gli equilibri di corrente che agitano le acque del Nazareno.
La guerra dei sottosegretari tra toto-nomi e paletti all’esecutivo
Eppure, stando ai rumors che circolano in queste ore fra Camera e Senato, le coordinate di ripartizione e assegnazione degli incarichi del sottogoverno potrebbe rispondere più o meno a questo schema. Che è poi quello accreditato in queste ore dal Corriere della sera: 13 al M5S. 7 ciascuno a Pd, Lega e Forza Italia. 2 a Italia Viva e 1 a Leu. Le restanti 3 caselle dovrebbero essere riempite dai piccoli partiti: Udc, Centro democratico, +Europa-Azione, Maie, Autonomie. Ma a questo punto, però, si apre la vertenza sui papabili in lizza.
La guerra dei sottosegretari: un rebus tra partiti e fazioni per la spartizione di 40 caselle
Una guerra tra partiti e fazioni, per la ripartizione dei 40 sottosegretari. Giocata su un campo i cui confini, come anticipato, sono delimitati dai paletti fissati dalle rivendicazioni sulle quota rosa della rappresentanza femminile dem: un’esigenza che non dovrebbe avere difficoltà ad essere soddisfatta. Come sul fronte delle rivendicazioni rivolte al nuove esecutivo, a cui si contesta una scarsa presenza “meridionale”, con la gran parte dei ministri pescati dal centro e dal Nord Italia. Equilibrio questo forse più difficile da garantire per il nuovo governo.
Il valzer delle poltrone nella maggioranza “allargata”
I posti a disposizione meno di 40 e a seconda della schema di gioco le cose cambiano. Ci sarà o no una quota Draghi? Qualche personalità di fiducia del premier in ministeri chiave? Oppure sarà un ‘sottogoverno’ tutto politico? E poi con quali pesi? Ci sarà una distribuzione secondo il metodo Cencelli? Domande che attraversano la forze politiche alle quali ancora non c’è una risposta definitiva. Di certo, in uno schema di maggioranza allargata chi vedrà ridotte le postazioni – per far spazio a Lega, Forza Italia e anche “cespugli” centristi – sono ovviamente i partiti della ex-maggioranza giallorossa: M5S e Pd. Insomma, nel valzer delle poltrone, allora, l’Adnkronos riferisce che i partiti che nei dicasteri avevano due rappresentanti di sottogoverno dovranno cederne uno in favore dei nuovi partner di governo: Lega e Forza Italia.
Paletti e polemiche delimitano il campo d’azione
O almeno questo varrebbe per i dicasteri guidati dai tecnici (come Mef guidato dall’ex Bankitalia Daniele Franco o al Mit dell’economista Enrico Giovannini per esempio). Nel caso del Tesoro per esempio M5S e Pd perderebbero un posto a testa. I pentastellati sembrano orientati a riconfermare Laura Castelli e i dem Antonio Misiani. Ma se andasse indicata una “quota rosa”, allora potrebbe avere la meglio la dem – già ministro alla Pa del governo Renzi – Marianna Madia. Sui nuovi ingressi su fronte del Carroccio, gira il nome di Massimo Bitonci, ex sottosegretario con l’allora ministro dell’Economia Giovanni Tria. O quello di Claudio Durigon, già al dicastero del Lavoro, dove fu l’ideologo di Quota 100.
Guerra dei sottosegretari, Economia, Difesa, Giustizia, Viminale: i partiti in trincea
Ma le cose, nello scacchiere indicato dal Corriere della sera, vede altri nomi in pole position. «Per l’Economia la favorita è sempre Laura Castelli, viceministro di Roberto Gualtieri e sottosegretaria di Giovanni Tria. Salgono le quotazioni della senatrice Maria Domenica Castellone che insidia la riconferma di Pierpaolo Sileri alla Salute; Luca Frusone potrebbe scalzare Angelo Tofalo alla Difesa. Mentre Francesca Businarolo punta al ministero della Giustizia. Restano in campo Giancarlo Cancelleri (Infrastrutture o Sud). Vittoria Baldino (Interni) e Luca Carabetta (Transazione ecologica)». Laddove, da fonti Adnkronos, invece, per la conquista del sottosegratariato al Viminale si indicano anche altre possibilità.
Rumors e toto-nomi: chi esce e chi potrebbe entrare
In lizza, secondo gli ultimi rumors, come papabile per l’upgrade, tra gli altri, il senatore Stefano Candiani, ex coordinatore del partito in Sicilia (per lui si parla del Viminale). Nome che sarebbe favorito rispetto a Nicola Molteni, che ha già ricoperto quel ruolo. In campo per un posto di sottosegretario con le neo ministra azzurra del Sud, Mara Carfagna, il senatore Guglielmo Pepe, attuale capo del Dipartimento per il Sud della Lega. Lucia Borgonzoni, invece, potrebbe tornare ai Beni culturali con Dario Franceschini. Per Giulia Bongiorno qualcuno ipotizza l’arrivo a Largo Arenula come viceministro del Guardagilli tecnico, Marta Cartabia.
M5s, la partita del sottogoverno si intreccia con la sfida della scissione
Nel M5S la partita del “sotto governo” si intreccia con quella interna al partito, sull’orlo della scissione. Il rischio che le nomine possano agitare ancor più le acque del Movimento preoccupa i vertici, ma subito dopo la fiducia delle Camere si dovrà procedere, quindi la questione non è rinviabile. Una posizione che fa gola ai pentastellati è anche quella da sottosegretario o viceministro al super dicastero green voluto da Beppe Grillo. Per la figura da affiancare a Roberto Cingolani, tutti gli indizi portano a Stefano Buffagni, volto storico del Movimento e vicino a tutti i nomi che contano. Le fibrillazioni interne al M5S, con gli attivisti siciliani sul piede di guerra e la richiesta agli eletti sull’isola di non votare la fiducia a Draghi, potrebbero far avanzare la nomina dell’ex viceministro Giancarlo Cancelleri, che potrebbe essere confermato ai Trasporti. Ma che potrebbe spostarsi anche al dicastero del Sud, con un peso specifico di gran lunga minore.
Anna Ascani “favorita” all’Istruzione?
All’Interno potrebbe essere confermato Carlo Sibilia, mentre l’attuale capo politico Vito Crimi potrebbe spostarsi in via Arenula, al dicastero della Giustizia che fu di Alfonso Bonafede. Pierpaolo Sileri potrebbe restare con Roberto Speranza alla Salute, per la Scuola “scalpita”, stando almeno ai rumors interni, Luigi Gallo, ma potrebbe spuntarla anche l’ex sottosegretario alla Cultura nel primo governo Conte Gianluca Vacca. Mentre il Corriere indica in pole position all’Istruzione, Anna Ascani.
Iv, “Cenerentola” sulla lista dei ministri, si aspetta 2 o 3 incarichi
Infine, il senatore Francesco Battistoni, commissario regionale nelle Marche, vicino a Tajani, viene indicato come papabile sottosegretario o viceministro all’Agricoltura. Mentre circola il nome del deputato Andrea Mandelli, presidente dell’Ordine nazionale dei farmacisti, per un incarico al ministero della Salute. Per un sottosegretariato allo Sport, invece, sarebbero tre in lizza tre deputati: Cosimo Sibilia, presidente della Lega dilettanti. Lo schermidore olimpico Marco Marin. Il presidente della Fin, Paolo Barelli. Per quanto riguarda Italia Viva, quindi, “Cenerentola” nei pesi della squadra di governo, i renziani si aspettano almeno 2 o 3 posti nel sottogoverno. E nei desiderata ci sarebbero i ministeri economici. Con Luigi Marattin in pole che però è già presidente della Finanze alla Camera. Mentre secondo l’Adnkronos, per la Giustizia si fanno i nomi di Gennaro Migliore e Lucia Annibali. Per le politiche agricole il siciliano Francesco Scoma che “libererebbe” un posto da segretario d’aula. Resterebbe alla vicepresidenza della Camera, Ettore Rosato. Leu potrebbe puntare alla riconferma di Cecilia Guerra al Mef.