Travaglio al delirio contro Renzi: “Finalmente te ne vai”. Giornalisti “topi di fogna”

14 Gen 2021 12:35 - di Alberto Consoli
Travaglio Renzi

L’editoriale sul “Fatto Quotidiano” contro Matteo Renzi dal titolo eloquente – ” Finalmente te ne vai”–  Marco Travaglio doveva averlo in serbo da tempo. Il livore riversato dal direttore del Fatto contro il leader di Italia Viva stilla da ogni riga, da ogni virgola. “Traditore”, “Flagello di Dio”, il Nulla, “il Sòla”, l'”italomorente” . Insomma, l’Innominabile – come lo chiama lui – indegno anche di un nome e cognome- ha osato far tracollare o quasi il governo che Travaglio ha sempre difeso in ogni contesto. E spesso contro ogni ragionevolezza.

Renzi, Travaglio ha un rigurgito di bile

Inizia così l’editoriale del 14 gennaio. “Il vero spettacolo non è l’Innominabile che parla tre ore senza dire nulla, se non che apre la crisi perché gli sta sulle palle Conte. È che c’è ancora qualcuno che gli crede e lo prende sul serio. Mente da 10 anni ogni volta che respira. Ha tradito tutti quelli che han fatto patti con lui. Tuonava contro “i partitini” che volevano la “dittatura della minoranza” e ne ha fondato uno per imporre la dittatura della sua minoranza. Ha rottamato qualunque cosa abbia toccato: dal suo partito al suo governo al Paese, e ci ha provato pure con la Costituzione, con una furia distruttrice che nemmeno Attila flagello di dio (quello di Abatantuono)”.

Un comico traditore. Cogliamo fior da fiore: “Ha coperto di ridicolo le mejo firme del giornalismo italiano, che sdraiate ai suoi piedi salutavano in lui il sole dell’avvenire salvo scoprire che era il sòla. Ha mollato il Pd per “svuotarlo come ha fatto Macron con i socialisti francesi” e l’unica cosa che ha svuotato è il suo residuo elettorato. Allora ha preso a rottamare il governo Conte-2 che lui stesso aveva voluto 17 mesi fa; nel bel mezzo della pandemia e della strage da Covid, della redazione del Recovery Plan e della campagna vaccinale”.

“Topi di fogna da maratona tv”

Gli rinfaccia di tutto e di più. Soprattutto non va giù al direttore del “Fatto” che oggi qualcuno creda ancora a Renzi: questo lo manda ai matti. Fino ad andare giù duro con colleghi giornalisti. L’epiteto usato da Travaglio è ignobile: “I giornaloni raccontano di un’inesistente “lite” o “rissa” o “sceneggiata” fra lui e Conte, che non ha mai detto una parola contro di lui, ingoiando insulti, calunnie e provocazioni. Topi di fogna da maratona tivù tornano o diventano renziani e persino salviniani, sparando su eventuali “responsabili”, “transfughi”, “ribaltoni””. Non contempla la pluralità e la diversità di opinioni. Chi non la pensa come lui è un demente.

Travaglio: Pd di “sadomasochisti”

Ne ha anche per il Pd, “che più prende ceffoni, calci e pugni, più gode e strilla “ancora! ancora”!. Veleno: “Una scena sadomaso che mette tristezza e clinicamente si spiega soltanto con la variante italiana della sindrome di Stoccolma: la sindrome di Rignano”. Travaglio dà fondo a tutto il suo repertorio, chiama in causa anche gli esorcisti. Si chiede infatti come mai siano caduti ancora una volta nella “malattia”, nella “possessione” di Renzi. “Credevano di essere guariti, invece restano posseduti e purtroppo sprovvisti di esorcisti”.

Descrive un Pd  terrorizzato da quel che potrebbe accadere ora. “Nessuno dei vedovi inconsolabili pidini ha spiegato con che faccia potrebbe mai sedersi a un tavolo” con l’Innominabile per fare un nuovo governo. Solo un “sadomasochista potrebbe mai accettare di presiederlo”, scrive Travaglio attingendo ancora una volta nel lessico dei disturbi psichici. “Ma magari lo troveranno, essendo la politica italiana un serbatoio inesauribile di uomini senza dignità”. Quindi, evviva i Responsabili, lascia intendere e non da oggi Travaglio. Dopo avere “schifato” per una vita la genìa degli Scilipoti di turno: “Chiunque rifiuta a prescindere nuovi voti al Senato e si risiede al tavolo con lo sfasciacarrozze si condanna, come dicono a Bologna, a camminare per altri due anni “con un gatto attaccato ai maroni e qualcuno da dietro che gli tira la coda”

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