Orrore a Siena, 35enne africano violenta e pesta la moglie davanti alle figlie. Anche quando è incinta

2 Gen 2021 17:25 - di Martino Della Costa
35enne africano violenta e pesta la moglie

Orrore a Siena: un 35enne africano violenta e pesta la moglie davanti alle figlie. Per anni interminabili di terrore e dolore. Abusi e pestaggi reiterati anche quando la donna è incinta. Una furia irrefrenabile, quella dell’immigrato camerunense che, senza farsi scrupolo di mostrare tutto l’orrore di cui è capace, sferra calci, pugni, schiaffi alla moglie anche davanti alle bambine. testimoni impotenti e spaventate di quel terrore domestico reiterato senza pietà E senza tregua. Perché basta un ennesimo pretesto perché l’uomo inveisca sulla moglie, colpendola anche alla pancia quando lei aspetta il loro secondo figlio. Tanto a lui per quel nascituro, come si era premurato di asserire in più occasioni, o per la sua eventuale morte, non provava il benché minimo minimo interesse…

Siena, 35enne africano violenta e pesta la moglie per anni

Come del resto al 35enne camerunense non importava nulla di infliggere abusi, percosse e minacce alla moglie davanti alle sue figlie. La donna invece, una connazionale 30enne dell’aguzzino, ha dovuto sopportare in silenzio le sopraffazioni del marito. Forse perché preoccupata del futuro delle due bambine piccole, rispettivamente di otto e due anni. E anche per il terrore che potesse accadere il peggio… Tanto che, ha cercato persino di non strillare per non fare impaurire le bimbe quando, in una circostanza, l’uomo l’ha presa di forza durante la notte. L’ha immobilizzata e violentata. Oggi, il gip del Tribunale di Siena, su proposta della locale Procura, ha fatto scattare per l’immigrato del Cameroon di stanza in Toscana, il divieto di avvicinamento, che gli agenti della Polizia di Stato hanno eseguito.

Abusi e terrore inflitti anche davanti alle figlie piccole

Non solo. La vittima di tanti e tali soprusi violenti, ha riferito ai poliziotti di continui maltrattamenti e violenze sessuali. Di liti furibonde scatenate dall’eccessiva gelosia del coniuge. E di costrizioni fisiche e mentali, in alcune circostanze culminate con la fuga della vittima. Talvolta addirittura sbattuta fuori casa con pochi abiti indosso. Ma fino ad oggi, a nulla sono valsi i tentativi di resistere e di andare avanti. Incassare le botte. Assorbire le minacce. Tacere delle violenze, non è servito a nulla, se non a procrastinare ansia, paura, pericolo incombente. E così, dopo tre anni di sottomissione alle decisioni arbitrarie del marito. E dopo alcuni interventi dei poliziotti delle volanti, l’ultimo dei quali attivato da una delle due figlie che ha chiamato al 113, la donna ha deciso di raccontare tutto all’associazione Donna chiama Donna e agli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Siena.

Un orrore quotidiano durato lunghi anni…

Un orrore quotidiano durato lunghi anni. In giornate, notti, che sembravano non finire mai. Come la paura, il dolore, lo strazio reiterati nel tempo. Un tempo dilatato dall’incubo scatenato dall’aguzzino tra le mura domestiche. Secondo quanto riferisce infatti l’Adnkronos, sulla base delle informazioni giunte dalla Squadra Mobile di Siena al lavoro sul caso, erano quasi quotidiane, infatti, le manifestazioni di ira dell’uomo. Che sprigionava una furia violenta contro tutto e tutti. Anche sugli arredi e sulle porte dell’abitazione. Scene terribili che provocavano i pianti della primogenita. Rumori e grida udite dai vicini di casa dei coniugi, che hanno confermato la frequenza e l’animosità delle discussioni familiari. I soprusi, come anticipato in apertura, non si fermavano nemmeno durante allo stato di gravidanza della moglie, incinta della secondogenita.

Ora la tranquillità: la donna si trova in una struttura protetta insieme alle figlie

E così, come apprendiamo dall’Adnkronos, dalle indagini è emerso che, in numerosi episodi, la vittima sarebbe stata colpita con pugni, schiaffi e calci. Tanto che oggi, sono sei le misure cautelari eseguite dalla Squadra Mobile di Siena, fra cui un arresto in custodia cautelare in carcere, negli ultimi quattro mesi in relazione a problematiche legate ai rapporti fra conviventi, nella stragrande maggioranza dei casi a discapito della donna. Un caso emblematico, il suo, che – come ribadito dalla Questura in un comunicato – «dimostra, ancora una volta, come la Polizia di Stato e la Procura di Siena siano in prima linea nella lotta al fenomeno della violenza di genere. Palesando altresì la progressiva fiducia riposta dalle vittime nella Polizia di Stato». E questa donna è il volto e l’emblema di tante altre donne, vittime come lei della violenza domestica. Una donna che, solo ora, collocata in una struttura protetta insieme alle figlie, appare serena. Una giovane mamma che, dopo aver visto l’inferno, può finalmente tirare un sospiro di sollievo per sé e per le sue due bambine.

 

 

 

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