Fico oggi tirerà le somme ma i Conte… non tornano. Fronda M5S anti Renzi, lite sul Mes

31 Gen 2021 20:03 - di Marta Lima

Il presidente della Camera Roberto Fico riunirà domani mattina, alle ore 9.30, il tavolo di lavoro che segue il primo giro di consultazioni. Prenderanno parte al confronto, al momento, rappresentanti politici di ogni gruppo incontrato in questi due giorni di lavoro, nella maggioranza. L’incaricato da Mattarella, che sta provando a lanciare un Conte-ter mettendo d’accordo piddini, grillini e renziani, non si sbilancia. Ma i Conte… a quanto pare non tornano, anche se Fico ieri ha rilasciato una dichiarazione neutra. “Al primo giro di consultazioni ” emersa la disponibilità comune delle forze politiche a un confronto sul programma e sui temi per arrivare a una sintesi. Per questo ho promosso l’avvio di un confronto nella mattinata di domani qui a Montecitorio”. ha detto il presidente della Camera.

I “cespugli” ieri al capezzale di Conte

Dopo i big, i gruppi minori -dal Maie al Centro democratico, passando per Leu e Psi- sfilano alla Camera per il secondo giorno di consultazioni. Al presidente incaricato Roberto Fico oggi hanno ripetuto come un mantra: ok al governo politico, ma a patto che a guidarlo sia Giuseppe Conte. Un solo nome per tutti, fatta eccezione per Iv che non ha fatto nomi né tantomeno ha posto veti.

Fico cerca di ricucire la sbrindellata maggioranza tornando sui temi e sul programma: domani, alle 9.30, riunirà un tavolo di lavoro comune, obiettivo arrivare a un patto di legislatura per sminare la strada del Conte ter. Che in vista della deadline di martedì – quando il presidente della Camera dovrà tornare al Colle per consegnare la propria sintesi- appare ancora irta di ostacoli. E con diverse incognite, compreso il nome di Conte, per quanto la maggioranza faccia quadrato attorno al premier dimissionario.

Il Quirinale costretto a smentire su Draghi

I rumors su Mario Draghi crescono a tal punto da costringere il Quirinale a una precisazione: “È destituita di ogni fondamento la notizia, apparsa oggi su alcuni giornali, che il presidente Mattarella abbia contattato, da quando si è aperta la crisi di governo, il presidente Mario Draghi”. Un concetto che il primo dei responsabili, Bruno Tabacci, ripete subito dopo aver visto Fico, spiegando ai detrattori di Conte che se il tentativo del governo politico dovesse fallire la via maestra resta quella di un esecutivo del Presidente, che porti dritti al voto.

Ma Tabacci dice anche altro, mentre le parole di Matteo Renzi -‘prima i temi poi i nomi’- sembrano ormai dettare la linea: “il programma va definito con Conte quando verrà incaricato, non prima, non funziona così. Non possiamo giocare, non possiamo dire: ‘facciamo noi in fase esplorativa un programma e poi decidiamo chi lo realizza'”. Intanto Palazzo Chigi continua a tacere: “siamo muti”, ribadisce lo staff del premier dopo aver smentito le ricostruzioni riportate da alcuni quotidiani.

Le lancette dell’orologio, per un attimo, sembrano riportare al Conte 1, quando il premier era chiamato a vigilare sul contratto stretto tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio. La differenza da lì ad ora è che Conte, in questi 32 mesi, si è ritagliato uno spazio tutto suo, “non accetterebbe mai di fare il notaio”, confida chi lo conosce bene, “ma il programma che definiranno sarà una base di partenza, non un pacchetto chiuso”, la lettura che viene data.

La richiesta di un patto e lo scontro sul Mes

A Montecitorio -dove si è spostata la partita- le forze di maggioranza accelerano dunque sul patto di legislatura, un patto da mettere nero su bianco per arrivare al 2023 e uscire dal vicolo cieco in cui il leader di Iv sembra aver cacciato il governo. Il M5S riunisce i membri delle diverse commissioni per indicare le priorità, i temi su cui convergere. Unica certezza, al momento, è che il no al Mes non verrà messo in discussione.

Sul fondo Salva Stati “la trattativa non ci sarà, per il M5S la discussione su questo è chiusa: per noi attivarlo è impossibile perché non terremmo, il gruppo esploderebbe”, spiega una fonte di primo piano all’Adnkronos, assicurando che, su questo punto, “anche Crimi è stato molto chiaro: non c’è negoziato”. Cedere sul Mes sarebbe il bacio della morte di Renzi, in un momento in cui il M5S sembra vertere in uno stato comatoso.

La fronda grillina contro i renziani

Intanto la fronda degli anti-renziani -una ventina tra deputati e senatori- ha rinunciato alla riunione di oggi, complice la fuga di notizie sull’incontro. “Crimi, Di Maio e gli altri li aspettiamo al varco -dice un senatore di peso, tra gli anti-renziani- stanno facendo i conti senza l’oste, sono così sicuri che il M5S potrà garantire gli stessi numeri del Conte II? Se pensano di procedere come nulla fosse sono completamente folli”.

Chi mette in dubbio il proprio voto di fiducia a un governo remake del precedente è il senatore Matteo Mantero: “vedremo come evolve la situazione”, dice all’Adnkronos bollando il ritorno all’esecutivo con Renzi come “un clamoroso errore”. Errore o no che sia, è quasi escluso che su questo potrà pronunciarsi la base M5S, bocciando o dando via libera a un Conte ter, come chiesto dalla senatrice ‘ribelle’ Barbara Lezzi: “E’ il capo politico a decidere quando e se indire votazioni su Rousseau e i quesiti da porre”, puntualizzano dalla Casaleggio associati all’Adnkronos.

 

 

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