Libia, Mariani (Confsal): “I nostri pescatori non sono criminali come i trafficanti di esseri umani”

27 Nov 2020 17:26 - di Eugenio Battisti

I nostri pescatori non sono dei criminali. E non devono essere considerati come chi è stato condannato a trent’anni per traffico di esseri umani. Parola di Bruno Mariani, segretario generale della Confsal pesca dopo l’intervista rilasciata al Corriere della Sera dal vicepresidente del Consiglio presidenziale libico, Ahmed Maitig.

Pescatori, Mariani (Confsal): non sono come i trafficanti

“Il governo, come la nostra federazione o qualunque connazionale, condividerà sicuramente la scelta di utilizzare qualsiasi mezzo a disposizione delle nostre Autorità per arrivare alla liberazione dei pescatori. Ma vorremmo ricordare come l’Italia – continua Mariani – sia vittima di un ricatto. I nostri armatori, in mare per lavoro, non hanno commesso alcun reato. E adesso si ritrovano ad essere merce di scambio di una trattativa. Che li equipara a persone condannate a trent’anni per traffico di esseri umani”.

La Marina militare deve fare il proprio dovere

Ma non basta, il numero uno della Confsal pesca punta i riflettori su un’altra annosa questione. E va giù pesante. “Quanto al governo italiano, vorremmo capire se una volta liberati i nostri connazionali, come tutti ci auguriamo, chi lavora quotidianamente in mare debba uscire con la paura che la propria Marina militare non faccia il proprio dovere. E con il terrore di essere sequestrati da chi non rispetta gli accordi internazionali sui confini di pesca“.

Il governo ora pensi al sostegno alle famiglie

Se non sarà più possibile pescare a sud della Sicilia, il governo nazionale dovrà pensare a come sostenere, con degli aiuti di Stato, i tanti lavoratori del comparto della pesca. Che dopo una vita di investimenti e sacrifici non potranno più monetizzare la loro pesca in una zona geografica che, in qualche modo, gli apparteneva”.

 

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