Covid, Crisanti accusa: «Abbiamo perso mesi preziosi e ora ne paghiamo le conseguenze»

8 Ott 2020 8:37 - di Edoardo Valci
Crisanti

«Venticinquemila in più? Sono acqua fresca. O una pezza calda, se preferisce. Io ne suggerivo 3-400 mila al giorno». Lo dice, intervistato da la Repubblica, Andrea Crisanti, direttore del Dipartimento di Medicina Molecolare della Università di Padova. Parla a proposito del numero record di tamponi effettuati in un giorno: oltre 125mila. E alla domanda: era fine agosto quando lei presentò al governo un piano per quadruplicarli. Che fine ha fatto quello studio? Il microbiologo risponde: «L’ho consegnato al ministro Federico D’Incà e al viceministro Pierpaolo Sileri che lo hanno sottoposto al Cts. Poi non ne ho saputo più nulla…».

Crisanti: «Miliardi per i banchi e poi…»

«Avevo semplicemente previsto», spiega, «che la ripresa delle scuole e delle attività produttive avrebbe generato un notevole aumento delle richieste di tamponi. Suggerivo quindi la necessità di un investimento logistico importante che avremmo potuto realizzare in 2-3 mesi, la creazione di aree mobili di supporto sul territorio e tamponi low cost da 2 euro come quelli usati a Padova. Lo dico contro me stesso: forse ad agosto eravamo già in ritardo. E ora ne paghiamo le conseguenze». E osserva: «Abbiamo perso 4 mesi preziosi. L’aver pensato che era tutto finito perché avevamo 100 casi al giorno è stata un’illusione. Nel frattempo non s’è fatto nulla. Abbiamo speso miliardi per il bonus bici e i banchi, invece di investirli per creare un sistema sanitario di sorveglianza che ci avrebbe messo in sicurezza».

«Tamponi utilizzabili per tre attività»

Alla domanda, cosa si può fare ora? risponde: «Dipende dall’obiettivo. Possiamo usare i tamponi per tre attività: screening di comunità, prevenzione o sorveglianza attiva. Nel primo caso si tratta di impedire a chi è potenzialmente infetto di entrare in comunità. Dunque serve un test affidabile e sensibile come il tampone Pcr. Nel caso dello screening, l’obiettivo è capire se c’è trasmissione nella comunità e, in prima battuta, va bene anche il tampone rapido. Nella sorveglianza attiva di un positivo, l’obiettivo è isolare dalla comunità le persone che può aver infettato o che l’hanno contagiato: amici, parenti, colleghi».

Crisanti e il rapido aumento dei contagi

«Ci siamo concentrati sul contact tracing che è», dichiara Crisanti, «un’attività di investigazione. Con la ripartenza di scuola e lavoro, abbiamo dato più opportunità al virus di trasmettersi. Sono aumentati i casi e siamo saturi di richieste di tracciamento. Il sistema italiano è chiaramente in affanno. Ma non c’è sistema sanitario in Europa in grado di reggere 4-5 mila richieste al giorno di contact tracing». Le previsioni per i prossimi mesi? «Quel che preoccupa è il rapido aumento dei casi. Via via il governo introdurrà inasprimenti che impatteranno sulla qualità della vita. Ma queste misure devono essere accompagnate da un investimento in sanità. Non si può scaricare tutto sulle spalle degli italiani. I fondi del Mes sono disponibili da ora: li usassero. Il virus si batte solo così, sul campo, con lo screening sui territori e la ricerca».

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

  • Giuseppe 8 Ottobre 2020

    In riferimento al video del Di Maio : PAROLE PAROLE PAROLE sono solo parole …. purtroppo ed anche mal dette ….e anche sbagliate ….