“Virus zombie”, storia di ordinaria apocalisse: un romanzo inquietante sulla pandemia
Ho presentato a Roma, con l’Autore,al Teatro Petrolini, di Paolo Gatti, il volumone di Ettore Spatola, un italiano che vive a New York, Virus Zombie,(Armando Editore). Il romanzo è truculento assai, bisogna risalire agli anni in cui apparirono gli Zombi, esseri umani nell’aspetto però morti e tuttavia agenti e distruttori. Spatola innova, li rende infetti, contagiosi, li attualizza, sono Zombi pestilenziali. Come ciò avvenisse , lo zombismo,non fu spiegato, né Spatola lo spiega oggi. Siamo oltre la realtà, nel surreale tenebroso che sorge dal nostro sistema mentale: la paura che i morti ci facciano morire, ci traggano alla morte.
Spatola entra in questi cuniculi della devastazione e si aggira con una distensione narrativa che potrebbe durare quanto una fiumana. Egli ha riscontrabile voglia narrativa, più che lo stile gli preme, dicevo, la fiumana nella quale trascina fanghiglia, mobili, carcasse, alberi, persone, insomma la realtà, come scorre. Ma il romanzo è sopra tutto lo scorrere dell’amicizia, della parentela, della comunità, lo scorrere narrativo di come una comunità possa difendersi. E veniamo, appunto, al romanzo.
Lucas, che è il protagonista narratore, si imbatte in una visione documentaristica: un individuo morde altri individui, piccola notizia, rapida, dall’ Africa, ma Lucas non la dimentica e successivamente, purtroppo la realtà, la realtà narrata, ovviamente, rivela che quel morso è alla base di tanti altri morsi, e,come si dice oggi, suscita una pandemia.
E’ un italiano ma vive a New York, Lucas. Tipo amichevole,esuberante,conosce una ragazza di nome Shannon, simpatizzano, potrebbero continuare la simpatia, invece, lo accennavo, accade la pandemia dei morsi. Lucas si reca in Italia, da tale spostamento cominciano vicisssitudini che l’inferno è un luogo di pascolo di agnellini. Gli Zombi furoreggiano, invadono, assediano, circondano i viventi, precisamente Lucas, Shannon che lo ha raggiunto, padre, madre, fratelli , cugini, amici di Lucas.
Una normalità terrificante
Spatola narra con disinvolta fluenza questa babilonia mortale,come fosse la situazione di una normale giornata. Ma questa normalità è terrificante, il morso degli Zombi o la contaminazione degli Zombi o Infetti non si ferma alla uccisione, è una trasformazione: la preda muore e risorge come morto contagiante, occhio vitreo, braccia cascanti, sbilanciamento, soprattutto una appesantita determinazione a mordere, ferire, trasformare i vivi-vivi in morti-viventi, in Zombi. Che oppone la comunità di parenti ed amici per salvarsi?
Ecco il romanzesco di questo romanzo. Spatola precisa, giunge a esporre cartine, la zona dell’attacco è in Campania, Battipaglia, Caserta, per dire, quasi tutto fosse accaduto, una battaglia, tante battaglie, una guerra, affinchè i vivi restino vivi ed i morti-vivi muoiano definitivamente. Amici e parenti concertano , discutono, diverbiano ma sono una comunità, uno per tutti tutti per uno, ma gli Zombi spuntano ovunque, ciondoloni, l’occhio vitreo, ostinatamente omicidi, e con questa prepotenza infettiva, trasformare gli altri in altrettanti Zombi: occhio vitreo, camminata ciondoloni, impulso omicida infettivo. Contro tale zombismo vi è, ripeto, la comunità, anzi:lo spirito comunitario.
E’ l’aspetto riuscito del romanzo, Spatola dà appropriatamente gli affetti, il sacrificio, la fraternità, l’amicizia,il dolore e si precisano anche i personaggi, il padre poco loquace ma fermo, la madre espansiva, fratelli, zii, nipoti, amici, amiche, è una saga meridionale, napoletana che Spatola sente e rende. Ed anche le vicissitudini dei luoghi, dei trasferimenti, degli scontri… Ma gli Zombi più ne ammazzi più ne crescono, e del resto ammazzarli non è da poco, come uccidere un morto? Pare che che occorra fracassare la testa.
Ci sono perdite, ci sono le spaventose trasformazioni, amici, parenti infettati che diventano Zombi sotto lo sguardo di amici e parenti. Lucas è coraggioso, ama parenti ed amici, è amato da parenti ed amici, ama Shannon, è amato da Shannon…La vittoria sugli Zombi sembra raggiunta. Vi è, però, un finale, con scrittura adeguata alla tragicità dell’evento, un finale che vale tutto il romanzo. E lo stravolge. Inopportuno svelarlo. Basti dire che le forze contrarie alla vita sono potentissime e infestanti, occorre un raddoppiamento di vitalità e di spirito di comunità. L’individuo e la comunità si gettino nella lotta al massimo delle forze, purchè non prevalgano i morti contagiosi, coloro che vorrebbero la nostra sottomissione al virus (zombie).