Trattativa Ue, Di Maio fa il “rosicone”: «Il merito è della squadra, non solo del premier»
Luigi Di Maio ha tanti difetti, ma non quello della dissimulazione. Virtù invero irrinunciabile se ci sposta sotto le latitudini della politica. In quell’arena, infatti, funge da impenetrabile corazza a protezione delle proprie reali intenzioni affinché nessuno possa scorgerle e sventarle. Lui, al contrario, è un libro aperto. Si vede a occhio nudo che proprio non gliela fa ad ovattare quel che pensa tra sé e sé. L’ultima conferma proprio oggi su Repubblica. Un’intervista in cui ogni risposta segnala la fatica, a stento trattenuta, di non spedire un vaffa all’indirizzo di Giuseppe Conte. Che tra i due non corresse più buon sangue, lo si sapeva da tempo. Ma che Di Maio fosse pronto persino a farlo scorrere pur di non cedere al premier la guida del MoVimento è invece consapevolezza meno diffusa e più recente.
Di Maio intervistato da Repubblica
Non per niente l’intervista è un rosicamento continuo. Se al ritorno da Bruxelles Conte è stato accolto come un trionfatore, Di Maio subito ha vestito i panni del guastafeste. Prima spalmando il merito della trattativa su «tutta la squadra», compreso quel «corpo diplomatico» di cui sarebbe il capo, e poi facendo risalire la svolta europeista del M5S all’elezione di Ursula von der Leyen al vertice della Commissione. E poco importa se pochi giorni prima era salito fino in Francia in compagnia di Di Battista per baciare, tra le proteste di Macron, la pantofola al leader della fazione più violenta dei Gilet Gialli.
«Il premier capo del M5S? Prima si iscriva»
La seconda botta l’ha assestata sul Mes. Fosse per Conte, quei soldi li intascherebbe subito. Ma è lì che il malmostoso Giggino lo attende al varco: «Il presidente Conte ha detto e confermato in queste ore che l’Italia non ne avrà bisogno. Non abbiamo motivo di dubitare delle sue parole». Mancava solo il gesto dell’ombrello con il classico “tiè!“. Ma basta arrivare alla fine dell’intervista per capire il “c’eravamo tanto a(r)mati” tra i due. Il veleno è sempre nella coda. E Di Maio non fa eccezione. Alla domanda se Conte potrebbe diventare il capo politico del M5S, da una risposta che gronda procedura: «Dovrebbe iscriversi». Se lo facesse, assicura, lui ne sarebbe «molto felice». Della serie: fesso chi legge.