“Repubblica” s’è desta per Berizzi. Ma sulle minacce a Salvini e Meloni dorme ancora
Berizzi è il Verbo. Anche se dormono, quelli di Repubblica si svegliano. E un mese dopo si accorgono del pericoloso attacco alle libertà democratiche. In realtà gli è andato di traverso l’abbondante pranzo di Natale e hanno sofferto assai nei loro incubi popolati di fascisti. È così accade – come per Bella Ciao – che una mattina si solo alzati e hanno letto il Secolo d’Italia di un qualsiasi giorno di novembre.
Orrore, c’era la foto di Paolo Berizzi, il loro acchiappaffantasmi di fiducia immortalato sotto il drappo delle Br come in ostaggio qualsiasi. Eravamo stati proprio noi a fabbricare quella fotografia in coincidenza con il suo annuncio di una rubrica quotidiana dedicata dall’organo delle Scalfariadi di seconda generazione – la prima il Maestro la dedicò al Duce – alle malefatte nere.
Fantasia irrefrenabile. In tempi di esaltazione delle Sardine che predicano che non tutti hanno diritto ad essere ascoltati, Berizzi, l’Anpi, Fiano e Fratoianni – l’orchestra quasi al completo – si lamentano per un bavaglio e ululano: “Volete tappare la bocca a Berizzi”. Ora, a parte che converrebbe anche a lui dire e scrivere meno sciocchezze per fare migliore figura, basterebbe scorrere le immagini su google delle minacce a Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Chiedendosi contemporaneamente quando mai si solo levate le stesse grida di indignazione per lo stesso fotomontaggio dedicato ai leader sovranisti o le loro facce a testa in giù.
Berizzi martire, ma sulle altre violenze verbali nulla…
Macché, nessuno scrupolo, nessuna condanna, niente esecrazione. Berizzi, che conoscono solo i suoi fan con la bava alla bocca, è il martire della libertà conculcata dalle destre. Salvini e Meloni sono solo i capi delle loro comunità e quindi si possono mettere all’indice e qualcuno darà retta ai pazzi che fomentano odio. Ecco quello che Berizzi e i suoi cantori tacciono: la catena della violenza verbale – quando fortunatamente resta tale – parte da chi predica che non tutti hanno il diritto di parola. Il fotomontaggio del Secolo serve solo a capire come ci si sente a parti rovesciate. Un mese dopo si sono sentiti un brivido addosso. Ora tornate a poltrire.