Lodo Moro, confermato da biografia di Arafat: siglato nel ’73 al Cairo con 2 ambasciatori italiani
Arriva inaspettata da una biografia del leader dell’Olp, Yasser Arafat, la conferma dell’esistenza del Lodo Moro. Quel patto segreto, finora sempre ostinatamente negato, stipulato fra i palestinesi e l’Italia.
L‘accordo, indicibile, consentiva ai terroristi arabi e ai loro sodali di utilizzare il nostro Paese per transitare indisturbati. Trasportando armi ed esplosivi. Da utilizzare, poi, per gli attentati in altri Paesi come la Francia, la Germania, gli Stati Uniti.
La conferma che esistesse effettivamente questa intesa arriva dal libro “Arafat – Il Sovrano senza Stato” (Castelvecchi editore) della scrittrice e giornalista d’inchiesta, Stefania Limiti. Che fissa, con buona precisione, perfino la data del Lodo Moro. E chi partecipò alla trattativa per portare a casa l’accordo su cui grava, ad oggi, il Segreto di Stato.
Il materiale documentale che testimonia non solo l’esistenza dell’accordo ma anche l’escalation di minacce lanciate contro l’Italia dai terroristi palestinesi è, infati, gelosamente custodito sotto chiave negli archivi della Commissione Moro. E le reiterate richieste di togliere il segreto, rivolte, in ultimo, al presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, si sono sempre infrante contro un muro.
Ma come andò, effettivamente la trattativa?
Il Lodo Moro nacque di fronte a 2 ambasciatori italiani
«In una magnifica giornata di sole dell’ottobre 1973, all’ambasciata italiana al Cairo, si incontrano un rappresentante dell’Olp, Said Wasfi Kamal, e due diplomatici italiani, Ranieri Tallarigo e Concetta Di Stefano in Grignano», ricostruisce Stefania Limiti nel suo libro.
«L’uomo dell’Olp dice ai suoi ospiti: “Siamo pronti a siglare un’intesa: voi ci ridate i cinque fedayn arrestati a Roma nel gennaio, noi non colpiremo obiettivi israeliani sul vostro territorio“. La stretta di mano è̀ scontata: l’accordo conviene a tutti».
Ma, secondo Stefania Limiti, il Lodo Moro non fu un unicum.
Anche la Francia, con l’arrivo nell’81, di Francois Mitterrand all’Eliseo, sostiene la giornalista, accettò di siglare quel “patto di non belligeranza” con i palestinesi.
Alla Farnesina l’ultimo atto insieme all’antiterrorismo italiano
Dunque cosa prevede il Lodo Moro, sulla cui esistenza il Centrosinistra ha sempre alzato una cortina fumogena?
Eccolo, secondo quanto racconta la giornalista investigativa. «Nessun attacco terroristico in suolo italiano a fronte di una “copertura” legata agli interessi e ai traffici d’armi nel nostro paese dei palestinesi in lotta contro Israele, perché – semplificando, in una materia complessa, che negli anni ’70 e ’80, ha visto in campo servizi segreti di mezzo mondo – l’accordo con i palestinesi, il cosiddetto Lodo Moro, questo avrebbe sancito».
Dunque quelli furono i prodromi dell’intesa. Che, poi, proseguì oltre.
Qualche giorno dopo la scena si sposta alla Farnesina – ricostruisce Limiti, ripercorrendo le tappe dell’accordo segreto – dove i diplomatici si incontrano con il vicequestore Silvano Russomanno, Direttore della Divisione Sicurezza Interna» dell’antiterrorismo.
«Non esiste un resoconto della riunione ma, a grandi linee, è anche così che prende forma il Lodo».
Lodo Moro che, per la Limiti, non fu “nient’altro se non un capitolo di attuazione della linea politica di Aldo Moro».
Ma l’accordo, come tutte le intese arrivate dopo una lunga e complicata trattativa, deve necessariamente prevedere uno scambio sostanzioso. E cosa mette sul tavolo l’Italia oltre al lasciapassare per i terroristi palestinesi per garantirsi l’immunità dagli attentati?
Prevedeva protezione, borse di studio, una sede a Roma
Ecco l’elenco della spesa, il conto presentato dai palestinesi per non fare attentati in Italia: «assistenza anche attraverso borse di studio ai giovani palestinesi, una sede di rappresentanza a Roma, in cambio della pace garantita sul nostro territorio».
«Tutto – precisa la Limiti nella sua biografia di Arafat – si tiene dentro una cornice ideologica che riconosce il diritto di quel popolo ad attuare una strategia di resistenza e a salvaguardare la nostra sicurezza nazionale».
Un patto che, citando le parole di Stefano Giovannone, capocentro del Sismi a Beirut inviato in Libano da Moro garantì “sette anni di tregua“. Fino al 1980, dunque. Quando esplode la bomba alla stazione di Bologna, il 2 agosto 1980. In quello che appare sempre di più, dopo le ultime recentissime scoperte, come un attentato firmato dai terroristi palestinesi. O, ancor meglio, come un trasporto di esplosivo finito male.
Uno scenario che Frédéric Laurant, assistente nell’81 di François de Grossouvre assegnato alla Presidenza della Repubblica per sovrintendere ai problemi di sicurezza nazionale, tenta di smentire.
«Non avevate avuto nessun sentore di un possibile coinvolgimento dei palestinesi nella strage di Bologna?», chiede Stefania Limiti al suo interlocutore.
«Scherza? La cosiddetta pista palestinese nel terribile eccidio, glielo assicuro, è un’autentica sciocchezza».
Ma c’è qualcosa che non torna nel racconto della Limiti. Notoriamente molto vicina al mondo palestinese.
Un anno dopo la strage di Bologna, secondo Frédéric Laurant, la Francia, che era stata messa in ginocchio dagli attentati compiuti dal gruppo Carlos di cui facevano parte i palestinesi dell’Fplp, avrebbe seguito l’Italia adottando, anch’essa, un patto con i terroristi arabi.
Anche la Francia stipula il patto con i terroristi palestinesi
Secondo Laurant, quando Francois Mitterrand divenne presidente, nell”81, si preoccupò di stabilire un codice di comportamento nei confronti dei palestinesi.
«All’epoca ero all’Eliseo, ero assistente di François de Grossouvre assegnato alla Presidenza della Repubblica per sovrintendere ai problemi di sicurezza nazionale», dice Laurant nella sua intervista contenuta nel volume della Limiti.
François Mitterrand nel 1972 va a Gaza e in seguito, nel ’74, incontra Arafat al Cairo.
Nel 1976, riconosce il diritto dei palestinesi a uno Stato.
«Mitterrand – ricorda Laurant – ha salvato a più riprese Arafat. Durante l’assedio di Beirut, alla fine di agosto 1982, Arafat sfugge agli israeliani grazie alla protezione dei paracadutisti francesi. L’operazione è̀ decisa da Mitterrand e pianificata da Grossouvre. Altre due volte l’aiuto di Mitterrand salva Arafat».
Il francese ricorda come «già sotto Giscard c’erano stati “accordi” segreti che consentivano ai palestinesi di agire in Francia a condizione di non attentare agli interessi francesi».
Poi Laurant viene contattato, secondo il suo racconto, da «un ebreo libanese vicino a Yasser Arafat che avanzò la seguente proposta: “le autorità francesi saranno avvertite in anticipo dell’ingresso sul territorio nazionale di eventuali terroristi provenienti dal Libano. Questi dovranno essere fermati e interrogati, poi rispediti indietro con il primo aereo in partenza per Beirut”.
Un accordo moto simile a quello italiano.
c’è la proposta di un anziano cardinale di avviare la procedura per proclamare Aldo Moro santo.