Strage di Bologna: “Bonafede non ha risposto alle richieste della Corte”
Riceviamo da Massimiliano Mazzanti e volentieri pubblichiamo: Caro direttore, il processo per la strage di Bologna (imputato Gilberto Cavallini) si avvia alla conclusione della fase dibattimentale. Anzi, proprio oggi ha visto la calendarizzazione delle prime udienze, che dovrebbero essere tutte svolte a novembre. L’udienza appena terminata, si è conclusa con una parziale accettazione delle varie richieste delle parti civili e della difesa. Rispettivamente, hanno ottenuto di ascoltare in aula Vincenzo Vinciguerra, il più famoso “pentito nero” della storia del terrorismo italiano. E l’ex-colonnello Armando Sportelli. Quest’ultimo è il superiore gerarchico di Stefano Giovannone, controverso capocentro dei servizi segreti a Beirut negli anni ’70/’80.
Testimonianze, sostanzialmente, entrambe inutili, ai fini del giudizio finale. In particolare, quella di Sportelli, dal momento che la Corte d’Assise ha deciso di non ascoltare Gero Grassi. Eppure, l’ex parlamentare Pd avrebbe tanto da dire sui fatti del “lodo Moro”. La Corte non ha nemmeno insistito per avere accesso e portare finalmente in un’aula di tribunale le carte della Commissione parlamentare d’inchiesta “Moro quater”. Carte che potrebbero dare tutta un’altra visione delle cose del 2 agosto 1980.
Strage di Bologna: quelle notizie silenziate dai media
“Quelle carte non potranno essere nascoste in eterno – ha chiosato al termine dell’udienza Alessandro Pellegrini, difensore di Cavallini – e sarà la politica, a questo punto, a gettare un po’ di luce vera sulla strage di Bologna”. In realtà, difesa, accusa e Corte sanno bene che la partita si giocherà tutta il 30 e 31 ottobre. In quell’occasione saranno resi noti in aula i risultati peritali sul “dna” dei resti attribuiti a Maria Fresu. Se si scoprirà che esiste una ottantaseiesima vittima – una vita spezzata il 2 agosto e mai denunciata da nessuno – tutto il processo contro Cavallini, per come è stato impostato fin dall’inizio, salterà.
Mentre in queste ultime battute, si assisterà agli ultimi “deja vu” che hanno indotto la maggior parte dei media a disinteressarsi del processo. A proposito di disinteresse, da registrare il pesante attacco che il presidente della Corte, Michele Leoni, ha lanciato contro il Ministero di Grazia e Giustizia, per non aver neanche dato un cenno di risposta o di ricevimento della richiesta di alcuni documenti relativi alla latitanza di Carlo Cicuttini (morto nel 2010). Ben due lettere indirizzate agli uffici guidati dal pentastellato Alfonso Bonafede che parrebbero esser state cestinate senza alcuna attenzione.
credo che sia “buonafede” ad avere il fiato sul collo