Rinaldi (Lega) denuncia a Strasburgo la censura dei social network alla libertà di espressione
Sempre un numero maggiore di cittadini si informa attraverso i social network, attribuendo all’informazione digitale uno spazio sempre più importante. Alle ultime elezioni politiche del 4 marzo gli unici tre partiti che sono cresciuti sono stati la Lega, Fratelli d’Italia e il Movimento 5 stelle. Essi saputo interpretare l’importanza della retecoinvolgendo la base elettorale e il pubblico piùgiovane sulle piattaforme digitali.
Spesso e volentieri però, capita di assistere a casi di vera e propria censura, pagine chiuse, video cancellati, profili bloccati. Lo decidono i proprietari privati di questi social.
E’ il caso del ‘pericolosissimo’ video in cui Giorgia Meloni invitava a partecipare due anni fa alla manifestazione di Atreju, oscurato per non si sa bene quale minaccia alla democrazia. Oppure i commenti sulla pagina Salvini Premier censurati questa estate. E’ il caso di pagine di movimenti politici legittimati dal Ministero dell’Interno e dal Prefetto a correre alle elezioni politiche, ma preclusi a svolgere una regolare campagna elettorale sui social.
Il caso del candidato Mussolini
Per non parlare poi di quel candidato alle elezioni europee che chiamandosi Mussolini si è visto immediatamente chiudere la pagina facebook. Era candidato ma non poteva fare campagna elettorale come tutti gli altri. Il suo cognome era ritenuto automaticamente pericoloso da qualche responsabile del social network.
L’Eurodeputato della Lega Antonio Rinaldi non ci sta e ha deciso di alzare la voce in Commissione Affari Costituzionali del Parlamento Europeo. L’occasione è stata l’audizione della Vice Presidente Commissaria designata Vera Jourova con delega ai Valori e alla Trasparenza.
“Tra i suoi compiti ci sarà quello di difendere il pluralismo mediatico, pilastro del sistema democratico europeo. In Italia mentre 5 milioni di persone hanno accesso all’informazione tramite i quotidiani cartacei – ha dichiarato Rinaldi – un pubblico di ben 5 volte superiore, ovvero 24 milioni di persone si informano tramite i social network. Che tipo di strategia pensa di portare avanti affinché sia garantita a tutti i cittadini la libertà di espressione, evitando che i proprietari privati di tali mezzi portino avanti comportamenti arbitrari che possano danneggiare il pluralismo e causare discriminazioni?
Le porto alcuni esempi: vengono chiuse pagine di partiti legittimati dal Ministero a partecipare alle elezioni, limitando, di fatto, il diritto a fare campagna elettorale; censurati video di leader di partito presenti in Parlamento; chiuse pagine di movimenti politici senza che la Magistratura si sia espressa. Non ritiene che tali comportamenti siano una palese limitazione della libertà d’espressione e quali provvedimenti intende adottare per contrastarli?”.
n Europa fanno i vaghi, paura dei social
La risposta della Commissaria Jourova è stata vaga ed è stata una non risposta. Girare il problema per non affrontarlo e non prendere il toro per le corna, forse per non mettersi contro i poteri dei colossi dei social.
Eppure se un quotidiano o un telegiornale ‘sforano’ i tempi della nostra par condicio, vengono multati. Se delle piattaforme impediscono a un candidato o a un partito di fare una regolare campagna elettorale, non succede nulla. Anzi ci si volta dall’altra parte.
“Non condivido la tua idea ma darei la vita perché tu la possa esprimere” la famosa frase che non è propriamente il motto di questa Europa di burocrati allineati.