Il dramma Whirlpool insegna che la crisi si risolve con l’impresa dei lavoratori

31 Ott 2019 13:52 - di Antonio Saccà

Vi sono infiniti modi per rigenerare ricchezza. Ad esempio lavorare nelle case abbandonate dandole a chi le restaura. Così le campagne. Utilizzare i pensionati per assistere i bambini o altri anziani in difficoltà di salute. Creare imprese di lavoratori proprietari dell’impresa a cui affidare imprese fallite o che fuggono all’estero. Far lavorare i carcerati. Stabilire un rapporto molto più attivo tra scuola e lavoro. Pulire le strade. Disboscare. Stabilire ampi rapporti di reciproco aiuto. Ad esempio uno è medico e fa il medico. Una è casalinga e ripaga il medico lavorandogli in casa.

Utilizzare al massimo grado i mezzi privati a vantaggio degli altri. Insomma, trasformare il paese in una officina di lavoro. Non risparmiarsi. Non oziare. È il lavoro che crea ricchezza.  Più si lavora, più si produce ricchezza sociale.  Se non c’è questa insorgenza di lavoro senza risparmio di laboriosità, difficile superare le difficoltà. Si trovino i modi giuridici per consegnare l’impresa ai lavoratori. Quest’ultimo è il punto risolutivo. L’impresa dei lavoratori per l’auto occupazione. In tal modo l’impresa cerca  il profitto per l’occupazione. Per mantenersi in vita. Non rincorrerà il profitto con minore occupazione. Ormai vi è una divaricazione. O l’impresa che ha per scopo il profitto per l’occupazione. O L’impresa il cui profitto è dovuto alla minore occupazione. O allo spostamento dove salari e tasse sono minori. In questa fase transitoria occorre sperimentare entrambe le imprese. Il capitalista ha diritto di volere il profitto. Il lavoratore ha diritto all’occupazione. Ciascuno sia in condizioni di attuare questi scopi. La civiltà europea persisterà se l’economia europea riemergerà.

 

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