Draghi: «Le tensioni globali frenano l’economia.Tassi bloccati fino al 2020»

25 Lug 2019 18:11 - di Redazione

Nessun intervento sul costo del denaro nell’Eurozona. Nonostante l’ipotesi di un taglio, il Consiglio direttivo della Bce presieduta da Mario Draghi ha infatti deciso di mantenere invariati i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rispettivamente allo 0,00 per cento, allo 0,25 per cento e al -0,40 per cento. Nel testo del comunicato si indica comunque la possibilità di un ribasso dei tassi di interesse: «Il Consiglio direttivo – vi si legge infatti – si attende ora che i tassi di interesse di riferimento della Bce si mantengano su livelli pari o inferiori a quelli attuali» almeno fino a tutta la prima metà del 2020 «e in ogni caso finché sarà necessario per assicurare che l’inflazione continui stabilmente a convergere su livelli inferiori ma prossimi al 2 per cento nel medio termine».

Preoccupa l’inflazione ancora troppo bassa

La Bce apre dunque alla possibilità di un nuovo Quatitative eeasing, il cosiddetto “bazooka” escogitato dal presidente Draghi per scoraggiare la speculazione sull’euro. La possibilità di continuare ad utilizzare tale strumento è ora giustificata dal tasso d’inflazione «costantemente al di sotto dei livelli» previsti dalla Bce. Il Consiglio direttivo ha infatti sottolineato la necessità di una politica monetaria «molto accomodante per un periodo di tempo prolungato» e si è detto «pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti».

Draghi: «Non andrò al Fmi»

Quanto agli scenari futuri, in conferenza stampa Draghi, che pur dicendosi «onorato» ha declinato l’offerta di andare al Fmi,  ha spiegato che per l’Eurozona «i rischi per le prospettive di espansione restano orientati al ribasso per via della prolungata presenza di incertezze connesse a fattori geopolitici, alla crescente minaccia del protezionismo e alle vulnerabilità nei mercati emergenti». Alle tensioni geopolitiche Draghi ha quindi aggiunto «la perdurante debolezza del commercio internazionale in un contesto di protratte incertezze a livello globale, che pesano in particolare sul settore manifatturiero dell’area dell’euro». È evidente, ha lasciato intendere il presidente della Bce, che se lo scenario dell’Eurozona dovesse peggiorare «il ruolo delle politiche di bilancio diventerebbe fondamentale». Draghi, però, ha ricacciato ogni lettura pessimistica della situazione economica dell’Eurozona: «Non siamo ancora al momento di dover varare nuovi strumenti – ha spiegato – perché reputiamo ancora abbastanza bassi i rischi di recessione».

 

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