L’elemosiniere del Papa ha compiuto un reato, non un gesto di disobbedienza civile
Sulla vicenda legata all’intervento dell’elemosiniere del Papa nel palazzo occupato a Roma in Via Santa Croce in Gerusalemm, è stato scritto di tutto e di più, in termini di cronaca e commento politico.
Ora, a mente fredda, appare opportuno svolgere alcune brevi considerazioni di natura più strettamente giuridica, in ambito del diritto penale ed internazionale.
Il Cardinale in questione si è recato presso quel palazzo occupato ed ha rimosso i sigilli apposti dalla società erogante l’energia stante la perdurante morosità nel pagamento delle forniture di corrente elettrica. Tale azione integra, senza alcun dubbio, la violazione dell’art. 349 del Codice penale, in tema di rimozione di sigilli. La società ha esposto la vicenda all’Autorità giudiziaria che ha, ora, l’obbligo di indagare sull’accaduto.
Quanto sopra non può essere evitato, a dispetto di qualsiasi intervento di autorità politica, religiosa o di terzi a qualsiasi titolo presenti nel nostro Paese.
Vi è, però, un aspetto più inquietante della vicenda. Il cardinale Elemosiniere, di nazionalità polacca e di stanza presso la Santa Sede, coperto da immunità diplomatica, ha platealmente compiuto un gesto che l’ordinamento del nostro Paese configura come un reato ampiamente perseguito e sanzionato se commesso da cittadini italiani.
Dicono alcuni che si tratta di un gesto di disobbedienza civile che come tale va “ compreso” ; non sembra questo il caso, laddove, semmai, la disobbedienza civile, con tutti i dubbi sulla liceità della stessa, deve essere compiuta nello stato di appartenenza e non in casa altrui.
Ci spieghiamo con un esempio: in un recente passato la città di Roma è stata afflitta da una grave crisi di approvvigionamento idrico, tanto da costringere l’autorità cittadina a razionare l’uso dell’acqua.
Cosa sarebbe accaduto se l’ Ambasciatore italiano presso la Santa Sede avesse, d’imperio, chiuso l’erogazione dell’acqua alle fontane, pure esistenti, nei giardini vaticani?
Molto semplicemente e come minimo, sarebbe stato convocato per chiarimenti dal Vaticano e probabilmente sarebbe stata richiesta la sua rimozione dall’incarico.
Nel nostro caso, invece, non accade niente di tutto questo: tutti continuano a sproloquiare di diritti negati, del profondo pensiero di sorella Adriana, attivista dei centri sociali, coadiuvati da un incredibile numero di opinionisti/giornalisti di ogni provenienza.
Viene da citare Shakespeare, sempre attuale: “ Taci Mercuzio, tu parli di niente”.
Non si può predicare il rispetto delle Leggi Divine, quando non si rispettano nemmeno le leggi dello Stato.
infatti non capisco perchè i solerti magistrati non abbiano già provveduto ad incriminarlo, solo il papa purtroppo gode dell’immunità, ma anche lui è colpevole