Annullato senza spiegazioni il Gay Pride a Cuba: il regime spiazza la comunità lgbt
Il ministero della Salute pubblica ha annullato il Gay Pride, in programma a Cuba il 17 maggio. Un brutto colpo per la sinistra terzomondista e per le organizzazioni lgbt che hanno sempre cercato di nascondere la politica discrminatoria e persecutoria del regime comunista nei confronti dei gay.
Per Che Guevara i gay erano malati da curare
Gli organizzatori hanno annunciato che il Gay Pride è stato cancellato a causa di nuove e imprecisate “tensioni nel contesto internazionale e regionale”, che “influenzano direttamente e indirettamente il Paese”. Il Gay pride doveva svolgersi in concomitanza con la Giornata internazionale contro l’omofobia in programma appunto venerdì 17 maggio. A Cuba, l’omosessualità è stato un reato perseguibile con pene durissime, fino al 1979. Tuttora i vecchi rivoluzionari vivono con insofferenza e ostilità tutte le manifestazioni omosessuali. Di matrimoni omosessuali, nonostante le dichiarazioni di facciata dei suoi dirigenti, non se ne parla nemmeno. Ecco perché lo stop al Gay Pride è una brutta botta per la sinistra lgbt.
Gay costretti a tagliare l’erba coi denti
Quello che a sinistra non raccontano mai è che il regime castrista è stato uno dei più spietati nei confronti degli omosessuali. Fino alla fine degli anni 70 venivano impiegate addirittura le Unità Militari per l’Aiuto alla Produzione. Una forza militare destinata esclusivamente alla persecuzione degli omosessuali. Il più acerrimo nemico dei gay, era Ernesto Che Guevara. Forte della sua laurea in medicina, il Che teorizzava che l’omosessualità fosse una malattia da curare. Una teoria che Fidel Castro aveva sposato in pieno. Fino a 40 anni fa, erano previsti campi correzionali per i “corruttori dei costumi”. Dei veri e propri lager destinati ad attori, ballerini e artisti omosessuali. I soggetti da rieducare erano costretti a salire le scale con scarpe zavorrate di piombo o a tagliare l’erba con i denti o a venire immersi in pozzi neri. In un’intervista a un quotidiano messicano, qualche anno prima di morire, Fidel Castro liquidò la persecuzione degli omosessuali come un errore del quale si assumeva personalmente ogni responsabilità. Tanto per ricordarlo ai tanti radical chic che idolatrano il Che e sputano veleno contro i partecipanti al Family Day.
Ma solo in questo caso era molto più coerente dei buonisti di destra che devono fare a tutti i costi quelli che in fondo in fondo non ce l’hanno con gli lgbt. Guevara aveva capito bene, come l’ha capito Putin, che lo scopo della mafia arcobaleno non è ottenere fantomatici diritti di cui in realtà non frega niente a nessuno, in primis a loro, ma colonizzare il dibattito pubblico e spostare progressivamente l’asticella della sensibilità collettiva sulle norme (sissignori: norme, normalità, reale presenza statistica, ricerca costante di equilibri sociali, la cosa vi turba?) di dignità e valori più propriamente umani che siano qualcosina oltre il titillamento del buco del cxxo con ripetizione pretestuosa del mantra a pappagallo ‘Amoreamoresoloamore senza moralismi’. E voglio anche concedere che in un momento in cui la destra è perennemente sotto attacco non bisogna stuzzicare il potentissimo fuoco a raffica della supermafia, ma non vorrei che anche voi contribuiste all’appecoronamento globale rimanendo schiacciati sotto il polcor. O dobbiamo aspettare lo step successivo già chiarissimamente approvato nell’agenda, che caso mai non l’aveste capito è la transessualizzazione dei preadolescenti, per darci una bella e tardivissima svegliata?