Papa Francesco contro la mondanità spirituale: «Una minaccia per la Chiesa»
Il silenzio coraggioso è l’atteggiamento da tenere di fronte alle fasi buie della vita. Papa Francesco lo sottolinea nell’omelia durante la celebrazione in piazza San Pietro della messa della Passione di Cristo, nella “Domenica delle Palme”. «Nei momenti di oscurità e grande tribolazione – raccomanda – bisogna tacere, avere il coraggio di tacere, purché sia un tacere mite e non rancoroso».
Anche se «la mitezza del silenzio ci farà apparire ancora più deboli, più umiliati» tuttavia occorre “resistere in silenzio” però «mantenendo la posizione, con lo stesso atteggiamento di Gesù. Lui sa che non si tratta di mettere mano alla spada, ma di rimanere calmi e saldi nella fede. È l’ora di Dio e – spiega il Papa – nell’ora in cui Dio scende in battaglia, bisogna lasciarlo fare». E «mentre attendiamo che il Signore venga e calmi la tempesta, con la nostra silenziosa testimonianza in preghiera diamo a noi stessi e agli altri ragione della speranza che è in noi: questo ci aiuterà a vivere nella santa tensione tra la memoria delle promesse, la realtà dell’accanimento presente nella croce e la speranza della risurrezione».
L’esortazione di Papa Francesco
Papa Francesco esorta ad «affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità o superomismo, ma è abbandono fiducioso a Dio e alla sua volontà di salvezza, di vita, di misericordia». Il Pontefice sottolinea che “umiltà non vuol dire negare la realtà” ma invita a «tacere, pregare, umiliarsi: con la Croce non si può negoziare, o la si abbraccia o la si rifiuta. Con la sua umiliazione – ricorda – Gesù ha voluto aprire a noi la via della fede e precederci in essa», osservando che «è impressionante il silenzio di Cristo nella sua Passione, che vince anche la tentazione di rispondere, di essere mediatico».
E ricorda che contro la tentazione del trionfalismo e contro il pericolo della mondanità, che sono la minaccia più forte per la Chiesa, c’è la via dell’umiltà. «Gesù ci mostra come affrontare i momenti difficili e le tentazioni più insidiose, custodendo nel cuore una pace che non è distacco, non è impassibilità o superomismo, ma è abbandono fiducioso a Dio e alla sua volontà di salvezza, di vita, di misericordia», sottolinea il Pontefice. «Il maligno gioca la carta del trionfalismo e il Signore risponde rimanendo fedele alla sua via, la via dell’umiltà. Il trionfalismo cerca di avvicinare la meta per mezzo di scorciatoie, di falsi compromessi; punta a salire sul carro del vincitore; vive di gesti e di parole che però non sono passati attraverso il crogiolo della Croce; si alimenta del confronto con gli altri giudicandoli sempre peggiori, difettosi, falliti. E una forma sottile di trionfalismo è la mondanità spirituale, che è il maggior pericolo, la tentazione più perfida che minaccia la Chiesa».