Roberto Maroni*: Tatarella, un mito. Dai “Due Ladroni” allo scontro tra professori…

8 Feb 2019 6:00 - di Redazione

«Caro Roberto, appena finiamo il Consiglio dei Ministri ti porto a mangiare qui a Roma nel mio ristorante». «Va bene, Pinuccio, ma qual è il tuo ristorante?». «I Due Ladroni». «Ah, ecco, mi pareva…». Pinuccio Tatarella era un mito. Il colloquio tra lui e me cavvenne nel maggio del 1994, prima del primo Consiglio dei Ministri del primo governo Berlusconi, dove io e lui eravamo vice presidenti del Consiglio. Una amicizia vera, ci capivamo al volo. Pinuccio l’avevo conosciuto nell’aprile del 1992, subito dopo le elezioni politiche che decretarono il successo travolgente della Lega. Ero stato appena eletto alla Camera e Umberto Bossi mi aveva incaricato di organizzare i gruppi parlamentari. Quella mattina giravo in Transatlantico e andai alla buvette per uno dei miei 10 caffè quotidiani. Non c’era nessuno, tranne lui: Pinuccio. Non lo conoscevo ma lui mi venne incontro e mi porse la mano con un sorriso: «Caro nordista, benvenuto!» mi disse con calore. Rimasi sorpreso: chi era? Una spia del sud per scoprire i piani della Lega? Lui capì al volo il mio imbarazzo e mi rassicurò: «Ti ho riconosciuto dalla spilletta. Siamo colleghi, anzi siamo amici, dobbiamo mandare a casa questi ladroni del CAF…». La “spilletta” era l’Alberto da Giussano che noi leghisti portiamo sempre sulla giacca. Bevemmo un caffè e da quel momento nacque quell’amicizia vera che durò fino alla tragica e prematura scomparsa di Pinuccio.
La Seconda Repubblica è stato il luogo dove Tatarella ha espresso tutta la sua straordinaria capacità di anticipare l’evoluzione della politica, di agire da vero e proprio leader e di lasciare il segno. Subito dopo le elezioni del 1994, si pose un bel problema: quale governo può fare Berlusconi, essendo la sua un’alleanza piuttosto strana, alleato con la Lega al nord e con Alleanza Nazionale al centro-sud? La Lega voleva il federalismo, AN era per il presidenzialismo. Come mettere insieme le due visioni? Ne parlai con Tatarella, e lui ebbe un’idea: mettiamo in una stanza i due ideologi di Lega e AN, Gianfranco Miglio e Domenico Fisichella. Ottima idea, pensai. Detto fatto: i due professori vennero convocati e Pinuccio fece loro un discorsetto breve e chiaro: «Esimi professori, entro mezzogiorno dovete trovare un accordo che metta insieme federalismo e presidenzialismo. Ciao». Pinuccio uscì dalla commissione lasciando me a presidiare il confronto tra i due. Dopo tre ore di discussione accesissima, a colpi di citazioni in tutte le lingue, a partire dal latino fino al sanscrito (!), il confronto-scontro non aveva portato a nessun accordo. Ero molto preoccupato, chiamai Pinuccio. Mi guardò rassicurante e mi disse: «Entriamo in commissione, ci penso io». Appena dentro, Tatarella si rivolse ai due professori che stavano ancora incrociando le lame, li fermò e pronunciò la frase che diede avvio alla Seconda Repubblica: «Grazie professor Miglio, grazie professor Fisichella, abbiamo trovato l’intesa, federalismo e presidenzialismo possono convivere». Si girò verso di me, con un sorriso di complicità, mi prese sottobraccio e mi trascinò.

* Vice Presidente del Consiglio dei Ministri nel 1994

Testo tratto dal libro “Pinuccio Tatarella – passione e intelligenza al servizio dell’Italia”, edito da “Giubilei Regnani”. Link per l’acquisto del libro: http://www.giubileiregnani.com/libri/pinuccio-tatarella/

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