Papa Francesco e quel nodo da sciogliere: il parallelismo tra Chiesa e Città del Vaticano
Si è molto parlato, in queste settimane, di Chiesa e pedofilia: quasi che lo stesso problema non si fosse mai verificato nei secoli scorsi. Forse la rapidità e la dimensione globale delle informazioni che “girano” per il globo con la velocità supersonica di un bit hanno reso non più occultabile un dramma che è stato ben conosciuto (e custodito) all’interno delle Sacre Mura. È altamente morale che il S. Padre Francesco stia prendendo di petto la questione e si sia convinto di non chiudere più gli occhi in materia: anche ai più alti livelli della Gerarchia Vaticana (da ultimo il caso del Cardinale Pell, australiano, che è stato velocemente esonerato dalle celebrazioni pubbliche). L’altissima cifra morale e geopolitica di questo Pontefice non può, così, evitare di farlo scontrare, di brutto, con i paludati ambienti vaticani: dove il silenzio, o il “far finta di nulla”, spesso pagando congrue cifre, la fanno da padroni.
Il significato della Chiesa universale
Una Chiesa universale, ricca di circa un miliardo e trecento milioni di persone battezzate, è una comunità di valori entro cui le regole devono essere precise, morali, esemplari nelle punizioni e rispettate da tutti. Perché ciò accada ci vuole, alla Sua Guida, una Alta Santità che “si sporchi le mani”, ove necessario, anche contraddicendo le sue stesse Gerarchie. Questa è la Chiesa che apparirebbe degna di rappresentare un “Nord morale” per il mondo intero. Altrimenti sarà solo una Sede che ripeterà delle vuote rappresentazioni scenografiche e rituali fini a se stessi. Un’altra questione, prima o poi, fatalmente incomberà su Papa Francesco: svincolare la Chiesa Cattolica dal suo stretto parallelismo con la Città del Vaticano. Arriverà fino a questo il S. Padre?