Il riscatto di Mimì: “Io sono Mia” trionfa in tv. E Serena Rossi sbanca nel duetto sui social (video)
Lo share, le condivisioni, le attestazioni d’affetto. Io sono Mia, il film sulla vita di Mia Martini, interpretato da Serena Rossi e andato in onda ieri sera su Rai 1, è stato un successo pieno, a partire dal numero di spettatori: ben 7.727.000, pari al 31% di share. Un trionfo rimbalzato anche sui social, dove il film è stato commentatissimo in diretta e ha riscosso riconoscimenti e omaggi, anche grazie all’interpretazione di Rossi da più parti giudicata strepitosa. E per dimostrare che si è trattato di una prova artistica davvero notevole su Facebook è stato anche prodotto un video che mette a paragone la performance dell’attrice con quella originale di Mia Martini al Festival di Sanremo del 1989. La stessa Loredana Bertè, sorella di Mimì, in una intervista al Corriere della Sera, ha spiegato che «vedere Serena nei panni di mia sorella è stato un colpo al cuore, è stato doloroso, ma mi ha scaldato il cuore». «Serena – ha aggiunto – è stata impressionante in alcune scene. Era uguale a mia sorella. Si è vista l’anima di Mimì, regalando una forte emozione fin dalla prima scena».
Il ricordo di Mia Martini sui social
Fra le altre, poi, sempre sui social, si segnala la testimonianza di Biagio Antonacci. «Mia Martini è stata una donna eccezionale nella mia vita», ha scritto il cantante su Facebook, ricordando che «lei venne a Rozzano nella casa di mia madre che ci fece da mangiare una “cofanata” di pasta con il pesce. Poi io mi misi al piano e lì cantai “Il fiume dei profumi” nello studiolo di casa, dove dormivo anche». «Lei si mise là, umilissima, e disse “Questa canzone la canto io”. Poi ascoltò “Liberatemi” e mi disse che sarebbe stato un successo pazzesco. E infatti accadde», ha scritto ancora Antonacci, aggiungendo che però «non accadde solo questo». «Certe persone mi dissero allora di non lavorare con lei perché portava sfortuna (e furono tanti in quel periodo), ma alla fine furono loro a prenderla sui denti perché il disco vendette moltissimo», ha concluso Antonacci, sottolineando che ora quelle persone «non fanno più nemmeno i discografici».