“L’Angolo del Narciso”. Amore, vita e malinconia nei versi di Lidio Aramu

15 Dic 2018 16:36 - di Gloria Sabatini

“Non fece come Odisseo, non si fece legare, né tappò le sue orecchie con la cera. Ascoltò quella melodia pur consapevole della dolorosa fine. E nell’attesa che il fato si compisse, affidò al mare ed ai venti la storia di un amore fiabesco”.

Sa toccare le corde più segrete come uno Stradivari d’epoca. Fa emozionare, commuovere, riflettere. E arrabiare. In un fluido continuo di emozioni, aggrappato a un solido retroterra culturale, mai esibito,mai convenzionale. L’angolo del Narciso (M&M editori) di Lidio Aramu è un’accattivante raccolta di poesie legate da un fil rouge che lo stesso autore suggerisce nel sottotitolo “Pensieri in libertà”. E da una straordinaria sensibilità che diventa tocco leggero e speranza, seppur velata di  malinconia. Pensieri nati «per spezzare la corona di spine della mia solitudine e della depressione post-operatoria», versi nati da un appuntamento quotidiano ospitato nella sua pagina Facebook  e poi pubblicati, seppure con “non poche perplessità” dice l’autore, sull’onda dello straordinario apprezzamento ricevuto nel corso dei mesi.

Scrittore, esperto di marketing agronomico, appassionato di storia flegrea (un passato politico ben connotato, fin dal primo Campo Hobbit nel 1977), l’autore de L’angolo del Narciso regala una collezione di immagini essenziali ed evocative, segnali potenti, mitigati da colori pastello, impronte nascoste da rintracciare parola dopo parola. Evasione? Forse, ma soprattutto un viatico di speranza per chi sa scoprire nella poesia l’arma del colpo di grazia per sopravvivere.

I versi di Lidio Aramu, napoletano colto e verace, studi universitari alla Federico II, tra gli animatori del movimento Cittadinanza attiva in difesa di Napoli, soccorrono amorevolmente quei testardi che vogliono volare per lasciare sulla terra delusioni, brutture, volgarità (quello che i pigri chiamano un po’ retoricamente il deserto di valori). Gianpaolo Santoro, giornalista di lungo corso e oggi direttore de Il napoletano, nella prefazione al volume parla del bisogno dell’uomo di potersi nutrire di utopie, ideali e sogni, deve avere la possibilità di volare aggrappandosi ai ricordi, di poter inseguire i desideri, di accarezzare, ascoltare e seguire la tenerezza dei battiti del proprio cuore. A Santoro Lidio ricorda un po’ Antonio Josè Bolìvar Proaño, il protagonista de Un vecchio che leggeva romanzi d’amore di Sepulveda. «Il vecchio che vive in un mondo tutto suo e che ama scrivere e leggere i suoi romanzi d’amore. Quell’amore che è l’unica vera risposta alla solitudine».

Quell’Amore imparentato con la Morte, quell’amore che è sempre sinonimo di Vita.“Ripensi agli amati luoghi, alle albe, ai tramonti. Rivedi l’amore della tua vita. Ti sorride, ti tende le mani. E abbracciandoti ti strappa dalle grinfie della megera. E continua, standoti accanto, a darti tutto il suo affetto. Instancabilmente ti parla del futuro. Un bacio ed una carezza per non sentire il gelon nell’anima. Per tornare a vivere, per tornare ad amare”.

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