Quello del “caso” di Lodi non è il mio Paese: la Boldrini al suo meglio urla all’apartheid

15 Ott 2018 14:37 - di Lorenza Mariani

Isolata, come nella foto tratta dal suo profilo Facebook (e postata in apertura), è rimasta solo Laura Boldrini a urlare all’apartheid di un Paese come il nostro che, da anni – complice una politica governativa messa indiscriminatamente in atto da almeno tre governi consecutivi di centrosinistra – subisce le conseguenze, incassa le critiche e prova a reagire al caos generato da un flusso ininterrotto di arrivi di migranti. Un’ospitalità coatta terreno di scontro tra chi, come Laura Boldrini, ritiene gli extracomunitari delle risorse discriminate e ghettizzate e chi, come il ministro dell’Interno e vicepremier leghista, ne denuncia abusi e illeciti non più sostenibili. E a far scoppiare la scintilla della miscela esplosiva tra le due inconciliabili posizioni di fuoco, adesso ci si mette pure il “caso Lodi”, esploso giorni fa ma le cui recriminazioni deflagrano incessantemente nell’aria a causa della delibera della sindaca della cittadina, Sara Casanova, che ha voluto chiarire agli stranieri che, per accedere ai servizi scolastici come la mensa, occorre fornire documentazione del proprio Paese d’origine, dove magari si hanno proprietà e disponibilità economiche, ammettendo comunque l’eccezione per cui, ove questo non fosse possibile, il Comune si fiderà della buonafede.

Mensa di Lodi, il caso: la Boldrini scomoda addirittura l’apartheid

E giù a inquisizioni politiche e recriminazioni morali che, dai minori da tutelare comunque alle discriminazioni razziale, hanno scomodato tutta l’antologia ideologica dei soliti buonisti all’attacco: miopi censori pronti a puntare l’indice contro l’ultimo provvedimento istituzionale almeno quanto distratti nel sorvolare sulle responsabilità e gli obblighi dovuti da chi accoglie, come da chi viene ospitato. Tanto è bastato a scatenare l’ira funesta di Laura Boldrini che, come spesso le acade, lancia in resta, si è scagliata contro colui che la momento è il suo nemico numero uno: Matteo Salvini. «Il mio Paese non è quello in cui nelle mense scolastiche i bambini vengono smistati a seconda della nazionalità dei loro genitori – ha provocatoriamente sostenuto la deputata di Leu –. Il mio Paese è quello che si ribella a questa idea di apartheid e in poche ore raccoglie 90 mila euro per garantire i diritti di tutti», ha quindi solertemente chiuso il post sul suo profilo Facebook, Laura Boldrini, riferendosi alla vicenda di Lodi.

Mensa di Lodi, la replica di Salvini: la pacchia per i furbetti è finita

E immediata è arrivata la replica del ministro dell’Interno, naturalmente di segno diametralmente opposto: «Andrò a trovare il sindaco di Lodi per portare tutta la mia solidarietà perché i furbetti, italiani o stranieri che siano, quelli che campano alle spalle del prossimo, che non pagano la mensa scolastica anche quando potrebbero farlo, non possono continuare a farlo alle spalle degli altri», ha ribadito il vicepremier leghista a margine dell’assemblea nazionale di Confimi Industria, in corso all’Autodromo di Monza, intervenendo sulle polemiche sollevate dalle nuove norme sull’accesso alle mense scolastiche per i figli di immigrati, volute dal primo cittadino lodigiano, Sara Casanova. «Questo – aggiunge poi Salvini nella speranza di chiarire una volta per tutte le polemiche – vale a Lodi come in tutti gli altri paesi in Italia. Gli immigrati regolari e per bene sono i benvenuti e sono i miei fratelli, quelli che si fingono nullatenenti e non pagano una lira di tasse, se prendono contributi pubblici e gridano al razzismo quando vai a fare dei controlli, non sono miei amici». Quindi «fa benissimo il sindaco di Lodi a mettere tutti sullo stesso piano. Se hai delle agevolazioni devi dimostrare che non hai altri patrimoni. Sai quanta gente ha la casa popolare, il bonus bebè e ha due o tre quattro case nel suo paese? Se sei nullatenente ti do la mensa gratis, se hai dei quattrini la paghi come gli altri… Non è razzismo, è solo giustizia e buon senso». E ora cosa dirà la Boldrini?

 

 

Commenti

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  • Giuseppe Forconi 18 Ottobre 2018

    Boldrini, Lodi non e’ il suo paese? Ma neanche l’Italia e’ il suo Paese, pertanto anche lei deve essere deportata in qualche stato africano.

  • Giorgio 17 Ottobre 2018

    Mah è giusto che di inizi a rispettare le leggi e i regolamenti. La mensa ha un costo, isee per tutti. Gli stranieri devono dimostrare, inoltre, che non possiedono altri beni. Del resto vedrete che presto anche le prolifiche mamme africane si adegueranno, e faranno molti meno figli. Perché se la vita è dura per gli italiani, lo diventerà anche per loro

  • RICCARDO AMARA 16 Ottobre 2018

    Siamo troppo tolleranti e loro ne approfittano.
    In casa nostra dobbiamo comandare noi …

    • Anas 16 Ottobre 2018

      credo che a casa sua comanda lei ma fuori in strada e per quando riguarda i servizi pubblici comanda la legge e la costituzione italiana,spero che riesce a capire quello che ti ho detto gentili riccardo amara

  • 16 Ottobre 2018

    Ma va in vacanza per 50 anni, Italia e il popolo ti ringrazia…..

  • Claudia 15 Ottobre 2018

    Come mai non commenta gli extracomunitari scaricati come bestie dal signor Macron? Lì non è razzismo? Io non sono per l’insulto ma veramente non la sopporto più.

  • Adelio Bevagna 15 Ottobre 2018

    Quando non ho soldi non vado al ristorante mi faccio un panino con la mortadella……..quindi si facciano un panino con la mortadella, altrimenti tornino in Africa. Basta con tutto gratis. F U O R I.

  • honhil 15 Ottobre 2018

    Le scene, del controllore preso a botte dagli extracomunitari sui mezzi pubblici, sono diventate consuete in Italia. Ma, su di questa ordinaria anomalia, non ci si aspetti una presa di posizione della Boldrini, pur essendo l’ex presidente della Camera una che si indigna per un nonnulla.

  • Guido955 15 Ottobre 2018

    La mensa di Lodi è solo un capitolo di una lunga storia che si dipana da anni in questo povero paese. La legge, gli ordinamenti, devono valere per tutti, indistintamente. Lode a chi agisce in tal senso. Il massimo del disprezzo per coloro che, guarda caso sempre una certa parte politica, scelgono di applicare o meno le direttive in base alla convenienza politica.