Per Bolsonaro totoministri zeppo di militari. Ed è subito “Vogliamo i colonnelli”
A poche ore dall’elezione, intorno al governo di Jair Bolsonaro è già totoministri. E gli osservatori puntano tutto sui ranghi militari, ricordando gli appoggi avuti dal neopresidente del Brasile (ed ex capitano dell’esercito) da parte di diversi generali, ma anche giocando sui timori che evocano per il leader della destra carioca un rischio di ritorno alla dittatura militare.
Da parte sua Bolsonaro, che si insedierà ufficialmente il primo gennaio, ha voluto spendere immediatamente parole rassicuranti, parlando di un governo che «sarà costituzionale e democratico» e di un Brasile in cui conviveranno «opinioni, colori e orientamenti diversi» per «una nazione grande, libera e prospera». Ciò che si sa del suo governo è che il vicepresidente sarà l’ex generale a quattro stelle Antonio Hamilton Mourao, con il quale del resto si è presentato in ticket per le elezioni. Circola poi con insistenza il nome di un altro ex generale: Alessio Riberio Souto, che lo ha aiutato a preparare il programma politico e che è impegnato in particolare sui temi della scuola, dove si vuole eliminare l’approccio “ideologico” del partito dei lavoratori, dando precedenza ai valori della famiglia tradizionale e allo studio di scienze e tecnologia. Souto ritiene che il programma di storia dovrebbe anche ricordare i successi economici della dittatura militare.
Sui temi delle Infrastrutture e dello sfruttamento dell’Amazzonia si è impegnato invece Oswaldo Ferreira, ex comandante del corpo dei genieri, mentre per la Difesa si fa il nome di Augusto Heleno, ex comandante della missione Onu ad Haiti. Altri ruoli politici potrebbero essere assegnati ai tre figli di Bolsonaro entrati in parlamento: Eduardo, Carlos e Flavio. Mentre circola il nome dell’economista liberista della scuola di Chicago Paulo Guedes come possibile ministro delle Finanze. Guedes ha aiutato Bolsonaro a tessere rapporti con il mondo bancario, ma il futuro presidente ha respinto il suo suggerimento di nazionalizzare il gigante petrolifero Petrobras. Su Guedes potrebbe ricadere l’incarico di riformare il sistema pensionistico per fermare la crescita del debito.
«Cambieremo il futuro» di questo paese, ha detto Bolsonaro, commentando la sua vittoria in diretta sul web. «Non possiamo continuare a “flirtare” con il socialismo, il comunismo, il populismo e l’estremismo di sinistra», ha aggiunto il presidente eletto, dicendo di ispirarsi all’ex primo ministro britannico Winston Churchill e aggiungendo di voler costruire «una nazione grande, libera e prospera». «Brasile sopra tutto, Dio sopra tutto», ha concluso. Bolsonaro ha vinto le elezioni con una campagna elettorale sui social, fatta di slogan forti e provocatori. Appoggiato dal potente settore agrario, dalle chiese evangeliche e dalla lobby delle armi, il neopresidente dovrà trovare alleanze in parlamento. I suoi elettori si aspettano prima di tutto un intervento contro il crimine dilagante. Bolsonaro ha promesso la castrazione chimica degli stupratori, la liberalizzazione del possesso di armi e mano libera alla polizia contro i criminali. Per quanto riguarda l’ambiente, è tornato indietro sul proposito di uscire dall’accordo di Parigi sul clima, ma continua a sollevare allarme la sua proposta di aprire allo sfruttamento economico e minerario le riserve naturali e indigene dell’Amazzonia.
Gli altri se li piantino gli alberi, ma è assurdo che il Brasile non possa sfruttare l’Amzzonia. Cominci a costruire città nuove e accolga immigrati da tutta l’America Latina. Il Brasile può campare fino a ! miliardo di persone perchè è più grande dell’India e più ricco! E ora un movimento “Tenentista” anche in Italia che spazzi via criminalità e libere armi in libero stato.