Bettarini, chiesti 10 anni per gli aggressori. Le difese: era positivo alla droga

30 Ott 2018 19:02 - di Paolo Lami

E’ scontro frontale fra accusa e difese nel processo agli aggressori di Niccolò Bettarini, figlio di Simona Ventura e dell’ex-calciatore Stefano Bettarini.
Il pm di Milano, Elio Ramondini, ha chiesto quattro condanne a 10 anni di carcere per tentato omicidio aggravato nel processo con rito abbreviato a carico dei quattro giovani aggressori di Niccolò Bettarini colpito con calci, pugni e otto coltellate lo scorso 1 luglio davanti ad una discoteca milanese.

Su richiesta delle difese dei quattro aggressori, Davide Caddeo, Alessandro Ferzoco, Andi Arapi e Albano Jake, che hanno preannunciato di volerla utilizzare a loro favore nelle arringhe, previste nella prossima udienza fissata per il 29 novembre, era sta acquisita agli atti la cartella clinica di Niccolò Bettarini dalla quale emerge che il giovane era positivo alla droga quando venne aggredito.

Se per i difensori degli imputati questo elemento potrebbe far venir meno l’aggravante dei «motivi abietti e futili», ipotizzando un atteggiamento provocatorio da parte di Niccolò Bettarini, per il pm questo potrebbe prefigurare un ulteriore addebito per i quattro che avrebbero approfittato della sua condizione.
«Niccoló Bettarini è risultato positivo all’uso degli stupefacenti ma è irrilevante» ai fini dell’aggressione, ha sostenuto il pm.

In particolare, nell’udienza a porte chiuse, l’accusa ha chiesto la «condanna a 15 anni ridotta a 10 anni» visto il rito abbreviato. Da quanto si apprende, il pm ha parlato di «piena responsabilità» da parte degli imputati che hanno messo in atto una «aggressione brutale» chiedendo l’applicazione delle aggravanti e sottolineando che sono ancora in corso le indagini per la ricerca di altri responsabili.

«Due dei quattro imputati hanno presentato delle dichiarazioni scritte, – spiega il difensore della vittima, Alessandra Calabrò – ma non hanno fatto nessun cenno di scuse. Noi siamo soddisfatti della richiesta del pm che vista la brutalità dell’aggressione contro Niccolò, che si è costituito parte civile nel processo, ha deciso di chiedere una pena elevata, di non partire dal minimo».

Per il gip Stefania Pepe che aveva firmato l’ordinanza di custodia in carcere, Caddeo, che ha 29 anni, è accusato di aver materialmente sferrato le otto coltellate, mentre gli altri tre si erano «certamente» prefigurati che quel pestaggio e quei fendenti in «parti vitali» con una lama da 20 centimetri «avrebbero comunque potuto produrre conseguenze mortali», anche in considerazione della «loro superiorità numerica e della violenza della loro azione».
A mettere in salvo Bettarini da quella aggressione è stato l’intervento di alcuni amici.
Ricoverato all’ospedale Niguarda era stato dimesso dopo un intervento chirurgico alla mano destra il cui nervo era stato lesionato da una delle otto coltellate ricevute all’esterno della discoteca.

«Ho provato solamente rabbia nel rivederli – ha detto ai cronisti il giovane Bettarini che era in aula – ma parleremo a fine partita perché prima non si parla. Abbiamo molta fiducia nella giustizia, ci crediamo fino alla fine».
La prossima udienza è stata fissata al 30 novembre quando la parola passerà alle difese e alla parte civile. E si parlerà anche della cartella clinica di Bettarini e della sua positività alla droga.

 

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