Fiducia alla Camera, parte il governo M5S-Lega. No degli azzurri, si astiene FdI
Storico via libera anche alla Camera per il governo Conte, che con 350 voti a favore, 236 contrari e 35 astensioni ottiene la fiducia ed è ora nella pienezza delle proprie facoltà costituzionali. Oggi il governo grillo-leghista, detto anche giallo-verde, inizia la sua difficile avventura politica, dopo aver incassato i voti dei due partiti che lo compongono, l’astensione di Fratelli d’Italia e il no di Forza Italia e del Pd.
Un voto che segna una temporanea separazione nel centrodestra, con la “fuga” verso il governo della Lega, ma che fa registrare soprattutto la completa irrilevanza politica della sinistra, con il Pd a fare opposizione senza progetti e Leu a urlare la propria frustrazione. Come dimostrano le parole pronunciate oggi da Pierluigi Bersani: “Ci vuole una roba nuova, una idea nuova, una nuova forza politica… Ognuno metta a disposizione sigle simboli e persone e si comincia a lavorare”. Un appello subito respinta al mittente dal Pd.
Intanto però il governo Conte decolla con il premier che conferma in aula l’alleanza strategica nella Nato e con gli Usa, ma che apre alla Russia (d’altronde, yankee e rossi erano alleati erano pure loro a suo tempo). “Stiamo facendo la storia” disse Luigi Di Maio a metà maggio ancora soltanto leader del partito più votato il 4 marzo. Insieme a Salvini, ora si ritrova vice premier della Terza repubblica, a tentare di far durare il più possibile questo esperimento politico senza precedenti in Europa. “Non saranno gli indici a indicare se questo Paese sta bene oppure no. Saranno le persone a doverci dire se abbiamo lavorato bene, dicendoci se sono più felici oppure no”, commenta in serata il vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico, Luigi Di Maio. Salvini, invece, lancia messaggi all’Europa: “Orgoglioso di far parte di un governo che andrà in Europa a dire giù le mani dagli agricoltori e pescatori italiani, cose che fino a ieri era pericoloso dire”, dice in streaming da Brindisi. “Dobbiamo aumentare i centri per i rimpatri e le espulsioni dove gli immigrati stanno dentro e non girano per le città facendo confusione. Ridurre il numero degli sbarchi e aumentare il numero delle espulsioni”, ribadisce da ministro dell’Interno: “Stiamo già lavorando per capire come spendere meno ed avere tempi di identificazione più veloci”.