“Villaggio dell’Islam” a Reggio Emilia, è rivolta. «Siamo alla disgregazione sociale»
Non si placa la bufera sul progetto dei musulmani di creare in paese – a Casalgrande, piccolo comune tra Sassuolo e Reggio Emilia- che già stato già ribattezzato il “villaggio dell’islam“. Un’enorme “centro polifunzionale” finanziato dalle donazioni dei fedeli di Allah. C’è stata un’assemblea cittadina nella scuola elementare. Gli abitanti di Casalgrande sono sul piede di guerra.
La vicenda era nota da tempo , iniziata quando la Associazione Comunità Islamica di Sassuolo (Acis) acquistò all’asta un ex mattatoio di 2mila metri quadri nella frazione di Veggia di Casalgrande. I musulmani hanno l’intenzione di «Creare un centro polivalente – spiega il referente Hicham Ouchim – con una sala conferenze, aule didattiche, un teatro e altri servizi». L’Acis rigetta il nome di «villaggio (solo) islamico» perché – assicurano – «sarà aperto a tutti». Ma l’allarme si è creato tra i cittadini.
L’ex macello di Veggia sarà trasformato nel primo villaggio multifunzionale realizzato da islamici, aperto a cristiani e cittadini agnostici, locali e non, per fare cultura (auditorium), apprendere (sale-laboratori), fare spettacoli (un teatro) e con funzioni sociali. Lo leggiamo sulla Gazzetta di Reggio. «Con una caratteristica sulle altre: una serie di attività da mettere a reddito, vuoi attraverso l’affitto di sale di rappresentanza o della palestra ma soprattutto con una quota di appartamenti da locare. «Perché – per dirla con le parole di Hicham Ouchim, marocchino, in Italia dal 1990, operaio programmatore, referente della comunità islamica di Sassuolo e Veggia – l’investimento è importante ed è necessario prevedere funzioni che ci garantiscano la sostenibilità economica».
Il progetto è stato presentato durante una serata organizzata appositamente per condividere con la comunità locale le nostre intenzioni, dice Ouchim, ad alcune associazioni tra cui la Caritas e molte parrocchie tra cui anche quella di don Carlo Taglini che ha poi diffuso una lettera tra i fedeli dicendosi nettamente contrario alla realizzazione del progetto, elencando tutti i motivi per opporsi al progetto: la legge di Maometto «contrasta con i principi costituzionali, Veggia conta già 200 stranieri su poco più di mille abitanti e così rischia di diventare un ghetto islamico. Senza contare che una struttura enorme con corsi di Corano può interessare solo gli islamici e potrebbe portare alla disintegrazione sociale del paese».
Nella dura polemica esplosa col sindaco del Pd, gli abitanti della frazione si sono schierati con il sacerdote. «Non abbiamo bisogno di questa struttura», ammettono due donne sedute ai tavolini dell’oratorio. «Noi aiutiamo molti musulmani in difficoltà: il rischio è che si torni indietro sulla strada dell’integrazione». In fondo, fanno notare, la parrocchia garantisce già tutto il necessario per gli stranieri: la raccolta viveri, un sostegno per gli affitti, il bar, il doposcuola per i bambini e tutto il resto. «Neppure i ragazzi musulmani e i loro genitori che vengono qui sono d’accordo con la costruzione del centro: per loro sarebbe una regressione». Il sindaco Alberto Vaccari (Pd) continua a dire di non aver nulla in mano. Ma – fa notare una donna – noi temiamo di ritrovarci presto a cose fatte». Elena Diacci, di Forza Italia, incalza il sindaco, come leggiamo sul Giornale: «Ma lei, al di là degli impedimenti tecnici, lo vuole questo centro?». Il sindaco tentenna: «Non è un mio sogno», risponde Vaccari. «Ma il progetto verrà valutato allo stesso modo che lo presenti un cristiano o un musulmano». La gente è allarmata e infuriata.