Fango anche su Asma, moglie di Assad. Ma lei: non lascio la mia patria

16 Apr 2018 15:14 - di Antonio Pannullo

Ovviamente i giornali occidentali si sbizzarriscono nell’infangare, oltre che il presidente Bashar al Assad, anche tutta la sua famiglia, cominciando dalla moglie Asma. C’è chi la chiama la lady Diana di Damasco per il suo stile all’occidentale, chi l’ha ribattezzata la Rosa del deserto o meno elegantemente la Maria Antonietta di Siria. Alta, sottile, emancipata, per i suoi denigratori Asma al-Assad, non è altro che una donna spietata, piuttosto che come una moglie devota al marito e alla patria, terra martoriata da 7 anni di guerra causata da un golpe islamista finanziato dall’estero. Fedele al Paese e alla famiglia, la signora Assad ha sempre preferito restare accanto a marito e figli, senza mai abbandonare Damasco, anche nel pieno della guerra. “Sono qui dall’inizio e non ho mai pensato di andarmene” ha confessato due anni fa in un’intervista tv rompendo il silenzio e ammettendo di aver rifiutato diverse offerte di asilo per lasciare il suo Paese. First lady siriana dal 2000, Asma Assad è nata a Londra nel 1975, in una famiglia di religione sunnita proveniente da Homs. Il padre era cardiologo, la madre lavorava all’ambasciata siriana di Londra. Nota come Emma tra i compagni di scuola e di università, Asma incontra il futuro marito, figlio dell’allora presidente Hafez, tra il 1992 e il 1994, quando Assad studia oftalmologia a Londra. Sì, perché Assad non avrebbe mai immaginato di diventare presidente della Siria: fu l’incidente al fratello maggiore che lo costrinse ad assumere questo difficile ruolo. Infatti alla morte di Basil, fratello maggiore di Assad, erede designato del padre Hafez, Bashar torna in Siria per essere addestrato al ruolo di presidente. Nel frattempo Asma si laurea in informatica e studia letteratura francese. Inizia a lavorare presso la sede londinese della Deutsche Bank come analista nel ramo vendita e acquisto degli hedge fund, si occupa dei clienti nell’Estremo Oriente e in Europa. Passa quindi alla J.P. Morgan, dove lavora fino al matrimonio nel 2000. Allora Assad ha 35 anni, lei 25. Asma torna a vivere in Siria con il marito e da subito si distingue dalle precedenti first lady siriane. Si occupa in prima persona di numerosi eventi benefici e culturali, tiene un profilo alto, alterna la politica all’arte della diplomazia senza tralasciare temi come l’educazione femminile. Istituisce fondazioni, promuove iniziative per i bambini. Amata e ammirata, la sua immagine glamour unita al sorriso e ai modi gentili fa il giro del mondo e le vale l’appellativo di Rosa del deserto, da parte di Vogue che la definisce “glamour, giovane e molto elegante, la più fresca e magnetica delle first lady”. Per il magazine statunitense Asma è una donna impegnata a “cambiare la mentalità” dei giovani del suo Paese e a spingerli verso una “cittadinanza attiva”. Ma dopo che Asma prende apertamente posizione a favore del marito e del regime, Vogue, evidentemente su ordini dall’alto, decide di rimuovere il lusinghiero profilo dal suo sito web. È l’inizio della caduta in disgrazia. La sua immagine di donna affascinante e moglie devota inizia lentamente ad offuscarsi, grazie alla ben collaudata macchina del fango dei media occidentali. E con lo scoppio della guerra civile siriana, subisce un duro colpo. È l’inizio della parabola discendente di lady Assad. Asma, guarda caso,  si trasforma in regina cattiva, forse vittima del sistema. Viene anche accusata, come già capitò ad altre donne leader, di effettuare spese pazze mentre il suo Paese andava in rovina.  Attiva sui social, dove pubblica spesso fotografie con il marito o mentre partecipa a eventi pubblici, raramente Asma Assad rilascia interviste. Dopo un silenzio durato anni, nel 2016 è riapparsa in tv. Sobria, capelli in ordine e con un perfetto accento inglese Asma ha ammesso: “Sì, mi è stata offerta l’opportunità di lasciare la Siria o piuttosto di fuggire dalla Siria”, ma “non ho mai pensato di essere altrove”. Asma ha definito queste offerte “un tentativo deliberato di minare la fiducia della popolazione nel suo presidente”, senza precisare chi le avesse avanzato la proposta. La storia, speriamo, farà giustizia anche delle menzogne propalate dai media occidentali contro una donna che ha l’unica colpa di amare suo marito, i suoi figli e la sua patria.

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