Arezzo, stop ai rifiuti abbandonati nei corsi d’acqua: ci sono persino i mobili
Arezzo cambia strategia. Copertoni d’auto, vecchi mobili, elettrodomestici in disuso, contenitori di plastica e di vetro, sacchi e sacchetti di ogni dimensione. Si trova di tutto lungo un corso d’acqua che, troppo spesso, finisce per diventare una pattumiera all’aria aperta. Lo dimostrano le tonnellate di rifiuti ”ripescati” ogni anno dentro a fossi, torrenti e fiumi dal Consorzio Alto Valdarno: oggetti, dall’aspetto più o meno innocuo, ma che, all’improvviso, possono trasformarsi in pericolosi ostacoli capaci di tutto. E non solo. Oltre al danno, la beffa. I cumuli di roba gettata negli alvei, infatti, richiedono operazioni tutt’altro che prive di conseguenze, anche dal punto di vista economico, poiché per raccolta, selezione, stoccaggio e smaltimento si impegnano cifre a più zeri. «Proprio per questo, il più delle volte, a complicare la situazione, ci mette lo zampino il rimpallo delle competenze, che non contribuisce certo a migliorare l’estetica e la sicurezza dell’ambiente», spiega il presidente del Consorzio Alto Valdarno Paolo Tamburini. Il problema ad Arezzo è stato risolto, proprio nella stagione del centrodestra alla guida: Consorzio e Comune hanno deciso di allearsi per dichiarare guerra ai rifiuti abbandonati nei corsi d’acqua. La stretta di mano è arrivata con l’accordo operativo, sottoscritto da Giovanni Baldini, dirigente del Servizio Ambiente dell’ente, con il Direttore Generale del Consorzio di Bonifica 2 Alto Valdarno, Francesco Lisi, che definisce, nei dettagli, ruoli, compiti e scadenze.