Napoli, crolla il muro di un ex monastero: è grave un operaio ferito

16 Mar 2018 14:06 - di Alessandra Danieli

ll muro perimetrale di un ex monastero è crollato nella chiesa San Paolo Maggiore, nel centro storico di Napoli. Sono cinque gli operai coinvolti nell’incidente, due dei quali sono ricoverati in ospedale, uno al Cardarelli, in prognosi riservata, l’altro all’Ascalesi. Forse la pioggia «ma anche un quadro fessurativo pregresso molto grave che forse doveva essere puntellato meglio», racconta a caldo il geometra Pezzella dell’ufficio Sicurezza abitativa del Comune di Napoli.

A Napoli crolla il muro di un ex monastero

«Quello che sappiamo ora è che durante i lavori di ristrutturazione del convento, credo regolarmente autorizzati dalla Soprintendenza, è crollata una parte dell’arcata del cortile antico coinvolgendo gli operai. Per fortuna, tranne uno che sembra in condizioni gravi, gli altri stanno bene». L’area è stata posta sequestro. Accertamenti e rilievi dei Vigili del fuoco sono in corso per fare in modo che la parte confinante, dove vivono religiosi e dove alcune stanze vengono anche affittate agli studenti, continui ad essere utilizzata.

Il racconto drammatico dei vigili del fuoco

Hanno scavato con le mani, con il pericolo di ulteriori crolli, in quelli che vengono definiti «momenti interminabili». Domenico Caputo, vicedirigente dei vigili del fuoco, ha raccontato le difficili e pericolose operazioni di soccorso dell’operaio che è rimasto sotto le macerie. «Abbiamo trovato l’operaio sepolto e altri due che erano stati sbalzati fuori, abbiamo scavato con le mani perché c’erano situazioni pericolanti e utilizzare mezzi meccanici avrebbe comportato delle vibrazioni e quindi il rischio di altri distacchi». Secondo il dirigente dei vigili si è verificato il crollo di due pilastri con le rispettive volte nel chiostro del convento. A chi gli chiede se gli operai fossero  in condizioni di sicurezza, con caschi indossati e tute specifiche, Caputo risponde: «Abbiamo estratto l’operaio tirandolo attraverso gli abiti, aveva bisogno di ossigeno, di acqua».

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