Rimborsopoli M5S, l’affondo di Pizzarotti: «Eccola qui, la loro onestà»
«L’onestà si misura non a parole, ma con i fatti». Federico Pizzarotti, sindaco di Parma, espulso ormai anni fa dal M5S, interviene sulla vicenda della rimborsopoli del partito. E si leva qualche sassolino dalle scarpe. Ma, soprattutto, fa luce sulle logiche interne al movimento e su quale sia la finalità di parole d’ordine come «onestà» e «trasparenza». «L’arma della rendicontazione è stata usata in diversi casi contro chi non aveva una visione allineata con il vertice e in alcuni casi verso chi era uscito dal movimento per motivi diversi. Un modo per dire “è puro chi restituisce, gli altri non hanno dignità”», ha detto Pizzarotti, per il quale ciò che accade «è l’epilogo di cose che ho detto più volte: l’onestà si misura non a parole, ma con i fatti».
L’onestà usata come «arma contro i non allineati»
«Anche dal punto di vista dei controlli, se il regolamento non è chiaro, se le espulsioni non le fai a norma di regolamento, ma sempre strumentalmente, non ti puoi meravigliare che quelle stesse regole si stanno rivoltando contro», ha detto ancora Pizzarotti, per il quale «da parte degli stessi, che fino a giorni prima puntavano il dito, dire “non lo sapevamo” è riduttivo». «Vedremo gli sviluppi e l’elenco definitivo perché dubito ci siano solo i casi usciti dal servizio delle Iene». «A forza di stare seduti sul fiume, ne sono passati altri. Noi rimaniamo fermi lì e chi puntava il dito contro di noi, piano piano, sta passando. Io sono stato accusato all’epoca di nascondere documenti e di non aver detto subito delle cose e io più volte ho detto di aver agito, anche dal punto di vista del diritto, correttamente», ha quindi rivendicato Pizzarotti, ricordando che proprio Martelli, uno dei parlamentari sotto accusa per le mancate restituzioni, «veniva a Parma spingendo il gruppo in contrapposizione a noi». «Chi ci accusava di nascondere cose, non solo le nascondeva, ma volutamente cambiava le carte in tavola dicendo cose e facendone altre. Ora io non so i profili giuridici, ma sono curioso di capire come ciò andrà avanti», ha detto ancora il sindaco di Parma.
L’ironia di Pizzarotti: «Il M5S vuole governare l’Italia e non sa controllare i bonifici»
Pizzarotti, inoltre, ha espresso perplessità sulle restituzioni dei parlamentari: ci sono casi in cui «le restituzioni di mese in mese sono identiche, ma le restituzioni sono metà dello stipendio più quello che avanza dai rimborsi, possono essere simili ma che sia per diversi mesi una cifra identica al centesimo è qualcosa da verificare molto meglio». «Però – ha aggiunto Pizzarotti – è paradossale il fatto, come ha ammesso lo stesso Di Maio, che non ci sia nessuno a controllare. In altri casi sono stati così solerti, forse perché erano persone che andavano allontanate perché non utili al loro sistema, e invece ora sono lenti a deferire ai probiviri». «Vuoi governare l’Italia e non sei capace di incrociare i dati dei bonifici fatti con quelli dichiarati? Non hai mai controllato ricevute e rendicontazioni, né che i bonifici fossero arrivati a buon fine?», ha sottolineato infine Pizzarotti, dicendosi convinto che «ci sarà una difesa di ufficio, si dirà che “la stampa è brutta e cattiva”». «È colpa anche della stampa – ha quindi concluso il sindaco di Parma – che dovrebbe dare peso alle cose importanti e meno peso a quelle meno importanti che a volte sono state enfatizzate».
L’Italia dei poveri diavoli è sempre destinata ad entrare nel paese dei balocchi e restarvi con la massa di asini sempre crescente.
Nel caso dei 5 stelle il mandriano capo è l’ayatollah Grillo, giacché si vantava di aver appreso insegnamento e saggezza dal fu suocero iraniano sciita. Collaboratori sono degli autentici asinari, guardiani dell’unico partito padronale in Italia, proprietà riservata di Davide Casaleggio ed alcuni soci trevigiani svegli e capaci in fatto d’informatizzazione.