Il cancro? Tutto fuorché figo: il post che replica alla Toffa e divide il web
C’è tutto il dolore per la perdita della mamma. Il senso d’impotenza che ti resta addosso come un odore, un’ombra, un ricordo. E si, forse c’è anche la rabbia per un mancato riconoscimento della sofferenza altrui, quella vissuta da chi, pur non avendo conosciuto il cancro, rispetto alla malattia è o è stato comunque in prima linea: con un familiare, un amico caro, una persona che vedi lottare contro un mostro tentacolare e magari spegnarsi un po’ alla volta, giorno dopo giorno. C’è tutto questo, probabilmente, e forse molto altro ancora, tra le righe del lungo post che Catia Brozzi, una persona come tante, che in pochissimo tempo ha visto sua madre deperire e arrendersi a un male più forte di qualunque terapia, desiderio di vita e di vittoria sulla malattia, ha pubblicato sul web. Un post che questa ragazza coraggiosa e controcorrente ha affidato all’etere e rivolto a quanto dichiarato e postato nelle ultime settimane dalla “Iena” Nadia Toffa, reduce da un commovente coming out sulla sua malattia e sulla sua guarigione.
Il post in risposta alle parole di Nadia Toffa
Un post, quello di Catia, incredibilmente ritwittato su account e bacheche di altre 100.000 persone combattute ma coinvolte, chiamate in causa dal dibattito virtuale che, dopo le sue parole, ha preso un’altra direzione rispetto a quella segnata dalle dichiarazioni tv di Nadia Toffa, e che sta dividendo il web e costringendo molti, moltissimi utenti, a fare i conti anche online con il dolore, con la malattia, la perdita e le frecce spesso spuntate all’arco di medici, ricercatori, pazienti e familiari dei pazienti. Un post per aggiungere a quanto dichiarato dalla Toffa nel suo discorso di ritorno alla vita e in tv – che per il sollievo di parenti, amici, colleghi, estimatori e telespettatori ha sottolineato per fortuna da “vincente” che «chi combatte il cancro è un figo pazzesco» – che gli eroi sono anche coloro che stanno accanto ai malati di cancro. E che chi ha un tumore tutto vuole tranne che sentirsi un «malato» appunto. Un post, firmato da una persona come tante, un’imprenditrice che lavora nel settore ippico, per dire che purtroppo, contrariamente a quanto accaduto alla Toffa, «nel mondo dei comuni mortali ci sono persone che in due mesi non riescono neanche ad avere una diagnosi, dati i tempi biblici delle prenotazioni ospedaliere, e magari muoiono ancor prima di sapere di che male soffrissero». Un post per dire che «nel mondo dei comuni mortali, curarsi è un terno al lotto»; ma anche per ricordare che, malgrado tutto, «esistono realmente le persone fighe, e sai chi sono? Sono le persone che assistono un malato oncologico. Sono quelli che devono mantenere il sorriso, ogni giorno mentre corrono da un ospedale all’altro in cerca di risposte. Sono quelli che piangono di nascosto». Un post, insomma, per dire che «le persone fighe, sono quelle che provano un senso di impotenza devastante, ma si comportano da supereroi. Le persone fighe, sono quelle che tengono per mano, per una notte intera, la persona amata, sapendo bene che quella potrebbe essere l’ultima notte». Un post, insomma, per dire che anche nella malattia si è diversi. Che diversi possono essere approcci, considerazioni, reazioni ed esiti. Un post divisivo che, però, accomuna tutti intorno ad un’unica certezza: il dolore che semina un malattia e, ancor di più, una perdita, è tutto fuorché “figo”…