Il cardinale di Firenze dà il terreno per la moschea. È allerta islamizzazione
Il Comune, l’arcidiocesi fiorentina, la comunità islamica e l’Università di Firenze hanno ufficializzato l’accordo che porterà alla realizzazione entro tre anni di una grande moschea a Sesto Fiorentino. Presenti alla firma autorità per ogni partecipante all’accordo, tra cui l’imam Izzedin Elzir ed il cardinale Giuseppe Betori. «Che altri dissentano da quanto è sta fatto, questo ci sta, e non è certo un problema. Ma dissentono dalla mia fede e anche dalla Costituzione». Così l’arcivescovo Betori ha risposto ai giornalisti che gli chiedevano un commento sulle proteste.
Forza Italia chiede un referendum sulla moschea
«Abbiamo appreso con rammarico e stupore – denuncia il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana e coordinatore fiorentino di Forza Italia, Marco Stella – della decisione della Curia di cedere i terreni per l’edificazione del tempio islamico. Non entriamo nel merito, ma ci domandiamo il senso di un’area di 8300 metri quadrati. Ci colpisce anche l’atteggiamento dell’Imam Izzedin Elzir, che pretende di avere il diritto di islamizzare la Toscana, chiedendo di costruire moschee a Firenze e in quasi tutti i Comuni della Piana fiorentina. Ci sembrano provocazioni inutili». Da qui la richiesta di Forza Italia: «Crediamo che sia doveroso consentire ai sestesi, e ai fiorentini (se e quando si porrà la questione), di esprimere un loro giudizio con un referendum. A Firenze il referendum è un istituto previsto dal nostro Statuto comunale, quindi disciplinato per legge, e il sindaco si deve attenere alla volontà degli elettori».
“Chi metterà i fondi per la moschea?”
«Fermo restando il diritto alla libertà di culto – prosegue Stella – come Forza Italia ribadiamo la necessità di mettere alcuni paletti e pretendiamo che si chiariscano alcuni punti: provenienza dei fondi, rispetto delle leggi e dei valori della nostra civiltà, il rispetto dei diritti della donna, la necessità di tenere le prediche in italiano e il rifiuto netto della sharia».