Gran Follia: al Salone Margherita non solo risate con lo show firmato Pingitore

30 Dic 2017 17:48 - di Redattore 92

Come il panettone, il torrone o il cotechino con le lenticchie, la tradizione teatrale romana delle festività natalizie prevede da anni una tappa fissa al Salone Margherita. Anche quest’anno Pier Francesco Pingitore ha allestito uno spettacolo che regala due ore di buon umore e sollecita ogni volta qualche riflessione in più. Lo spettacolo del Bagaglino di questa stagione, intitolato Gran Follia, (in cartellone fino al 4 febbraio) vede in scena colonne portanti dello spettacolo italiano come Martufello, Mario Zamma e Morgana Giovannetti, due vere primedonne come Pamela Prati e Matilde Brandi e un attore di grande duttilità e in continua crescita come Enzo Piscopo.

In Gran Follia Martufello è l’indiscusso padrone di casa

Lo spettacolo di quest’anno (rispetto alla tradizione degli spettacoli del Bagaglino) vanta una parte musicale particolarmente robusta. Sarebbe riduttivo definirla una colonna sonora, dato che diventa la vera e propria ossatura dello spettacolo. Un gruppo orchestrale, diretto dal maestro Edoardo Simeone, segue tutte le musiche, rigorosamente dal vivo. Diventa così una sorta di macchina del tempo che, attraverso le canzoni, contestualizza avvenimenti e personaggi. A guidare il pubblico, le voci di Manuela Villa e Nico Di Barnaba, che sanno emozionare lo spettatore a ogni brano. Lo spettacolo diventa dunque una carrellata spassosa e allo stesso tempo malinconica, dai primi del Novecento a oggi, nella storia d’Italia (e in alcuni casi del mondo). Giganti e figuranti, macchiette ed eroi drammatici si alternano. Dalla tragedia al ridicolo, talvolta il passo è breve.

Gran Follia: da Mussolini a Trump, due ore di risate e riflessioni

Un excursus travolgente, dove non mancano momenti emozionanti, di satira salace o di comicità pura: così si passa da Mussolini ad Andreotti, da Di Pietro a Giorgia Meloni, da Lady Diana a Donald Trump. Allo stesso modo si va dalle canzoni degli anni Trenta a quelle di Lucio Dalla senza soluzione di continuità, tra una battuta tranciante di Martufello – sempre più mattatore e capocomico – e momenti struggenti di nostalgia. Due ore che volano,  che quando toccano i giorni nostri, fotografano una società sempre più frenetica e disumana. Sempre più effimera e inconcludente. Tanto da lasciare addosso allo spettatore la sensazione che la vera Gran Follia alla quale si riferisce Pingitore, non sia sul palcoscenico, ma là fuori.

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