In fondo al Tirreno ritrovato il motore dell’aereo Fiat G12: si inabissò nel ’43

24 Nov 2017 16:45 - di Redazione

I sub dell’associazione Assopaguro, con la collaborazione dei “Subacquei di Montalto”, hanno rinvenuto un reperto davvero eccezionale, che giace da 74 anni tra la vegetazione marina di questa parte del Mar Tirreno. Si tratta di uno dei tre motori d’aereo Fiat G12, adibito al trasporto militare, corredato da una grande elica. L’areo come si legge sul Messaggero, si inabissò nel 1943.

Aereo scomparso nel ’43, il ritrovamento

«Ci sono volute settimane e settimane di ricerche – spiega Vittorio Gradoli, presidente dell’Assopaguro – per dare finalmente un senso alla nostra scoperta. Dopo una sommaria ispezione subacquea, abbiamo notato un piccolo meccanismo con due targhette. In una di queste figurava in grande la scritta Fiat con la dicitura “Regolatore di tipo 2” per motore A 74 RC 42. Da qui ho consultato materiali in mio possesso e ho potuto stabilire che il motore apparteneva ad un Fiat G12, inizialmente utilizzato nel ’40 come aereo di linea ma con l’avvento della guerra diventò un aereo da trasporto tattico della Regia Aeronautica. Alla fine del conflitto fu nuovamente convertito in aereo di linea e fu il primo aeromobile usato, nel 1947, dalla neonata Alitalia, aveva da 14 a 22 posti e raggiungeva 396 km/h di velocità. Un motore da 9 cilindri radiali raffreddati ad aria da 770 CV ciascuno».
Molte le domande che si sono poste e che ben presto, si legge ancora sul Messaggero  hanno trovato una risposta dopo uno scrupoloso lavoro di ricerca. «Di incidenti aerei a quell’epoca ce ne furono molti – spiega ancora Gradoli – e all’appello mancavano due G12, dispersi nel 1943, dei quali si erano perse le tracce ma di cui sono note tuttora le matricole militari. Tutti e due trasportavano truppe e personale civile dalla Sardegna a Roma Centocelle e viceversa. Evidentemente, dal momento che non erano stati ritrovati i loro resti a terra, i due aerei potevano essere finiti in mare».

La ricostruzione

Consultando gli scarni bollettini, riporta il Messaggero, il G12 decollò da Roma all’alba del luglio del ’43 e non raggiunse mai la destinazione. Altri bollettini e telegrammi poi rendono chiara la vicenda: una motozattera recuperò a 4 miglia davanti la costa di Montalto due naufraghi. In altri dispacci si precisa che un motopeschereccio il 31 luglio di quell’anno trovò alcuni relitti del velivolo, oltre a salme galleggianti, recuperando due naufraghi. Viene anche precisato che a bordo dovevano esserci 26 persone, ma che non c’è un elenco ufficiale. Dalle ricerche emerge che il pilota era il tenente Ferdinando Beghelli di Salsomaggiore (Parma) e il copilota il sergente Paride Candido di Udine. I superstiti erano l’aviere Cesare Santarelli e Nello Chinetti, operaio civile, all’epoca ricoverati all’ospedale di Tarquinia. Nel verbale firmato da Santarelli l’aviere dichiara che «dopo due ore di volo l’apparecchio perse quota toccando quasi l’acqua per ben due volte, alla terza urtò in pieno spaccandosi in due».

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