Può urlare solo suonando il clacson: salvata dallo stupro dagli abitanti del quartiere

1 Ott 2017 12:22 - di Prisca Righetti

Un tassista abusivo la fa salire con l’inganno sul suo taxi improvvisato. Lei ha appena trascorso una serata in discoteca con gli amici, è stanca e probabilmente ha bevuto qualche cocktail di troppo, e così, per tornare a casa, decide di salire su quell’auto per evitare brutti incontri e tornare sana e salva. E invece quel mezzo che poteva garantire una certa sicurezza si è rivelato la trappola che avrebbe potuto costarle molto cara, se non fosse stato per quel clacson a cui è riuscita ad attaccarsi disperatamente…

Sta per essere stuprata: chiede aiuto col clacson 

Ma andiamo con ordine: la ragazza viene convinta a salire su un taxi abusivo, l”uomo, uno straniero, sembra un sudamericano – come lei – residente a Milano la invita a usufruire del servizio e lei accetta, stanca, ingenua, forse neppure si è resa conto che il taxi non è un regolare mezzo delle compagnie milanesi. Fatto sta che una volta salita a bordo per la ragazza è cominciato un incubo che difficilmente dimenticherà, un incubo dal quqale è riuscita a uscire grazie al coraggio e al senso civico degli abitanti del quartiere Quarto Oggiaro di Milano, dove il tassista abusivo straniero si era fermato per perpetrare l’abuso. Il corpo sovrastato da quello dell’uomo, la bocca tappata con le mani e un forza fisica maschile superiore non permettono alla vittima dell’aggressione di difendersi; ha solo una mano libera, e con quella comincia ad attaccarsi al clacson e a urlare il suo bisogno d’aiuto solo con quella specie di sirena che rappresenta il suo grido e la sua unica speranza di soccorso.

Gli abitanti del quartiere la salvano dal suo aguzzino

E infatti gli abitanti del quartiere, insospettiti da quell’insistente richiamo, cominciano a scendere on strada, alcuni addirittura armati di mazze e cacciaviti. Spaccano il vetro posteriore dell’auto dove si stava per compiere la violenza, poi il finestrino, forse arrivano addirittura ad agguantare l’aguzzino e a piazzargli qualche sinistro, ma non riescono a liberare la ragazza dalla sua morsa. Poi però, improvvisamente, prima che la spedizione di salvataggio si trasformi in un linciaggio, l’uomo riesce a ripartire, a percorrere qualche centinaio di metri e poi, convinto che la fuga sia meglio che portare a termine quanto cominciato, getta la donna giù dall’auto e scappa. Lei è salva: arrivano anche le volanti che la portano alla clinica Mangiagalli, dove riesce a dare una descrizione del suo aggressore; lui verrà rintracciato 12 ore dopo e arrestato (in gergo tecnico si parla di “fermo di indiziato”). e di questa storia, finita bene, resta soprattutto l’esempio di coraggio e di civiltà offerto dai residenti del quartiere milanese in contrapposizione all’indifferenza ostentata in molti, troppi, casi simili…

 

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