La fuga delle Ong dal Mediterraneo: soccorsi in mare solo se non ci sono rischi

13 Ago 2017 12:51 - di Redazione

Le Ong fuggono dal Mediterraneo e rinunciano a “salvare” i “migranti” naufragati. Dopo Medici senza frontiere anche la Ong tedesca Sea Eye ha annunciato la sospensione delle missioni.  Le regole del Viminale, le inchieste delle procure e soprattutto la Marina libica hanno dissuaso le caritatevoli organizzazioni dal servizio-traghetto per l’Italia e le hanno convinte a cercare un lavoro  con meno rischi. Così alcune di loro annunciano l’intenzione di sfilarsi dalle operazioni di “soccorso”, che in realtà sono semplici operazioni di trasbordo di clandestini dai mari libici ai nostri centri profughi. Meglio così. Le ong poi non hanno digerito le regole, ribadite anche oggi dalla Ue. “C’è bisogno di un forte coordinamento e di regole chiare per evitare che le nostre azioni possano, anche solo involontariamente, facilitare la vita alle organizzazioni criminali dei trafficanti”. E’ quanto sottolinea al Messaggero il commissario Ue per i migranti Dimitris Avramopoulos, per il quale “la presenza di funzionari di polizia giudiziaria dovrebbe fornire una sicurezza ulteriore alle persone tratte in salvo come anche agli equipaggi ed è altrettanto importante contrastare i trafficanti che mettono a rischio le vite dei migranti”. Per Avramopoulos, “l’Italia finora è stata all’avanguardia in Europa nel salvare vite umane e accogliere i migranti. Per questo – afferma il commissario Ue – merita il sostegno e la solidarietà di tutta l’Unione Europea. Non vorrei dover esortare continuamente il resto dell’Europa a mostrare sostegno e solidarietà”. Quindi  sia Medici senza frontiere sospende le attività di “ricerca e soccorso” dei clandestini proprio davanti alla Libia, sia Save the Children annuncia che potrebbe abbandonare qualora dovessero peggiorare le condizioni di sicurezza e vi fossero restrizioni a quella che loro definiscono “assistenza umanitaria”, sia Sos Mediterrenèe, che ora  definisce “pericolose” le dichiarazioni e le intenzioni delle autorità libiche. Ma altre navi ong continuano a stazionare davanti alle coste della Libia, pronte a “salvare” altri clandestini mandati in mare dai trafficanti dui uomini. Insomma, il traffico di eserei umani messo in essere dagli scafisti libici non è stato fermato dalla nostra Marina militare, ma da quella libica. Che figura per l’Italia…

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