Statali, dal 22 giugno scatta la mannaia sui “fannulloni”. Ecco chi rischia

11 Giu 2017 12:57 - di Robert Perdicchi

Pochi giorni ancora poi la mannaia potrebbe abbattersi sui “fannulloni” di Stato. Dalla falsa attestazione della presenza allo scarso rendimento, arriva la riforma Madia che rimette mano anche al capitolo licenziamenti nel pubblico impiego. Il prossimo 22 giugno entrerà in vigore il nuovo codice disciplinare per gli statali. Le nuove regole del decreto 75/2017 sono state pubblicate, infatti, nella Gazzetta Ufficiale numero 130 del 7 giugno. Lo statale bocciato per tre anni di fila potrà essere licenziato, ma la scure si abbatterà anche sui furbetti del cartellino, sugli assenteisti e per chi è reo di “scarso rendimento” a causa di reiterate violazioni degli obblighi per cui è già stato sanzionato. Saranno previste norme, si legge sul decreto 75/2017, “in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti finalizzate ad accelerare e rendere concreto e certo nei tempi di espletamento e di conclusione l’esercizio dell’azione disciplinare”.

Statali, occhio alle false attestazioni

Nel mirino delle nuove misure anche chi dichiara il falso per ottenere posti e promozioni e per chi viola in modo grave e reiterato i codici di comportamento come accettare regali costosi e abusare dell’auto di rappresentanza. Dito puntato, poi, verso chi si assenta dal lavoro quando più serve, rischiando di creare difficoltà, magari in coincidenza con un grande evento, l’iscrizione alle scuole o la presentazione del 730.

Tra le novità per i concorsi l’obbligo di prevedere la conoscenza della lingua inglese (e di altre lingue aggiuntive) quale requisito di partecipazione o titolo di merito valutabile dalle commissioni giudicatrici, oltre alla valorizzazione del titolo di dottore di ricerca.

Per quanto riguarda la retribuzione “le disposizioni di legge, regolamenti o atti amministrativi che attribuiscono incrementi retributivi non previsti da contratti cessano di avere efficacia a far data dall’entrata in vigore dal relativo rinnovo contrattuale”. I trattamenti economici, continua il decreto, “più favorevoli in godimento sono riassorbiti con le modalità e nelle misure previste dai contratti collettivi e i risparmi di spesa che ne conseguono incrementano le risorse disponibili per la contrattazione collettiva”.

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