Alitalia, corsa a spolparne la carcassa iniziando dai pregiati slot su Linate

17 Mag 2017 16:28 - di Paolo Lami

Alitalia muore, viva Alitalia. E’ un po’ questo il senso del respiro di sollievo che arriva da Linate, dove l’ex-compagnia di bandiera ha una quota di mercato del 57 per cento e c’è una fila chilometrica per aggiudicarsi gli slot che sono del vettore ora in ginocchio.
Se, infatti, da un lato, Linate non teme il possibile ridimensionamento dell’ex-compagnia di bandiera e, anzi, potrebbe perfino guadagnarci, insieme a tutto il sistema aeroportuale milanese gestito dalla Sea, dall’altro ci sarebbe una vera e propria “fila” di compagnie aeree concorrenti pronte a prendersi gli slot lasciati liberi da un’Alitalia eventualmente costretta dalla ristrutturazione a ridurre la sua operatività.

E in fila per conquistare quel pregiato asset non ci sono solo le low cost europee – in pole position si è fatta largo, a fatica, Ryanair – ma anche vettori tradizionali e già presenti a Linate come Lufthansa, Meridiana, Air France e Iberia. Tutti pronti a sgomitare per conquistare quell’asset che vale oro.
Gli slot, appunto, i diritti di atterraggio e di decollo in determinati orari con il diritto di utilizzo dell’infrastruttura aeroportuale.

«E’ l’unica vera dote con cui si può sperare di venderla», sintetizza in maniera un po’ brutale ma efficace l’economista Marco Ponti, uno dei massimi esperti di Economia dei Trasporti.

Se gli slot, infatti, non vengono sfruttati appieno da una compagnia, almeno all’80 per cento, questa è obbligata a cederli ad altri operatori che ne fanno richiesta e loro assegnazione è stata affidata da vent’anni ad Assoclearance. l’Associazione che si occupa della gestione delle bande orarie negli aeroporti italiani

«Se ci sarà un calo di traffico, e ancora non è certo, può essere che l’aeroporto ne sia danneggiato, ma se arriva una compagnia più brava e aggressiva, capace di conquistarsi il mercato, lo scalo – sottolinea Ponti – ci può pure guadagnare». E, così, l’indotto. «Io sono moderatamente ottimista che lo shock sarà breve».

La pensa più o meno allo stesso modo anche Ugo Arrigo, docente di Economia Pubblica all’Università Bicocca: «Linate – dice – è attraente, gli slot di Alitalia sarebbero facilmente riassegnati: sicuramente una compagnia più efficiente farebbe bene al city airport, che in questi anni non è cresciuto in termini di passeggeri perché risentiva del vettore che non cresceva».

Discorso diverso merita Fiumicino, l’hub di Alitalia ma anche il primo aeroporto italiano per passeggeri in transito: qui la compagnia di bandiera pesa per circa il 42 per cento del traffico, secondo il bilancio 2016 di Adr. «Il ruolo di hub non è facilmente sostituibile. Io vedo più rischi e qualche anno di difficoltà in più per Fiumicino piuttosto che per Linate», sostiene Ponti. L’incertezza dei prossimi mesi è messa nero su bianco sul bilancio 2016 di Sea, che si mantiene ottimista sulla capacità della società che gestisce lo scalo di gestire eventuali contraccolpi: «L’annunciato piano di ristrutturazione di Alitalia potrebbe comportare una riduzione dei voli sugli scali su cui opera il gruppo». Ciononostante, la società controllata per il 54 per cento dal Comune di Milano «ritiene di poter far fronte al rischio della diminuzione o interruzione dei voli, anche in considerazione della redistribuzione del traffico passeggeri tra le compagnie aeree operanti sul mercato e della capacità di attrarre nuovi vettori. L’eventuale ridistribuzione del traffico potrà richiedere un certo periodo di tempo, influenzando temporaneamente i risultati».

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