Napoli, festa dei collettivi in facoltà. Il giorno dopo arriva la disinfestazione
Loro, i collettivi, sostengono di avere solo rotto un lavandino. Il dipartimento di studi umanistici, invece, sostiene che la loro festa di autofinanziamento a Lettere ha provocato devastazione e caos al punto che poi la sede è stata chiusa per attività di sanificazione. E’ polemica all’Università “Federico II” di Napoli tra il dipartimento e gli studenti dei collettivi dell’Aula Lettere Precarie e dell’Aula Flex su quanto effettivamente avvenuto la sera di venerdì 24 febbraio durante la “festa di autofinanziamento” nella sede di Porta di Massa, che ospita la facoltà di Lettere dell’ateneo federiciano.
Secondo quanto raccontato dai vertici del Dipartimento, la scena che si è presentata agli occhi del personale tecnico-amministrativo il giorno dopo la festa era di “devastazione di ambienti e cose”, con lavandini divelti, vomito e siringhe su scale e nei corridoi, per non parlare delle bottiglie di alcolici lasciate ovunque. Situazione che ha portato alla chiusura per attività di sanificazione della struttura lunedì 27 e martedì 28 febbraio, giorni in cui non erano previste attività accademiche per il ponte di Carnevale ma nei quali sarebbero comunque stati aperti i 5 uffici del Dipartimento. Il dossier fotografico è stato inviato al rettore della Federico II, Gaetano Manfredi, che deciderà se presentare denuncia contro ignoti. Gli studenti negano di aver lasciato ambienti “devastati” e ammettono solo che si è stato rotto un lavandino in un bagno. “Non si è trattato di risse o altri momenti concitati: è bastato appoggiarsi per farlo cadere. Tale accidente pertanto sarebbe potuto capitare in qualsiasi momento, all’interno di quest’università sempre più devastata dall’incuria e dalla mancanza di finanziamento”.
Dalle foto inviate in Rettorato, secondo gli studenti, “le condizioni igieniche dell’università risultano peggiorate rispetto a com’erano dopo le pulizie da noi fatte. Ad esempio è stato rovesciato un bidone di immondizia nei bagni”. I collettivi universitari respingono al mittente “ogni accusa di incuria” e spiegano che parlare di presenza di siringhe è “un’accusa infamante di chi vuole solo screditarci”.