Ictus, una grande speranza da una piccola proteina: arriva dall’Australia

20 Mar 2017 18:59 - di Redazione

Da una piccola proteina una possibile grande svolta nella lotta agli effetti dell’ictus, che ogni anno causa almeno 6 milioni di morti nel mondo lasciando disabilità permanenti in 5 milioni di sopravvissuti. Un gruppo di scienziati australiani ha dimostrato che la proteina Hi1a, somministrata fino a 8 ore dopo uno stroke, è in grado di proteggere il cervello dai danni dell’attacco e di migliorare “drasticamente” le performance neurologiche. Lo studio – preclinico, quindi ancora da confermare nell’uomo – è pubblicato su Pnas.”Per la prima volta crediamo di aver trovato come minimizzare gli effetti del danno cerebrale prodotto dall’ictus”, afferma Glenn King, dell’Institute for Molecular Bioscience dell’università del Queensland, coordinatore del lavoro che ha coinvolto anche il Qeensland Brain Institute and Centre for Advanced Imaging, nonché il Biomedical Discovery Institute and Department of Pharmacology della Monash University.

La proteina si chiama Hi1a

“La piccola proteina che abbiamo identificato, Hi1a – spiega il ricercatore – blocca i canali ionici acido-sensibili nel cervello, strutture chiave nei meccanismi di danneggiamento da ictus. La scoperta che abbiamo fatto per la prima volta al mondo – confida King – ci aiuterà a offrire migliori risultati a chi sopravvive a uno
stroke, limitandone i danni cerebrali e la disabilità associata”. Le speranze per i pazienti reduci da un ictus potrebbero aumentare “radicalmente”, auspica lo studioso. “Uno degli elementi più entusiasmanti osservati – rileva ancora l’autore – è che Hi1a fornisce eccezionali livelli di protezione per 8 ore dall’esordio dell’ictus, una finestra d’azione significativamente prolungata”. Inoltre, precisa lo scienziato, la proteina fa da scudo alla “regione del cervello maggiormente colpita dalla deprivazione di ossigeno” conseguente all’ictus. Un’area che, quando viene danneggiata, è “generalmente considerata irrecuperabile per la rapida morte cellulare indotta dallo stroke”. Il prossimo passo sarà quello di passare dal laboratorio all’uomo. “Adesso – conclude King – stiamo lavorando per assicurare il supporto finanziario alla creazione di una ‘corsia preferenziale’ che possa portare questa promettente terapia dell’ictus alla validazione nei trial clinici”.

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