Dal pulpito ai banchi: ora i preti vanno a scuola per non sbagliare la predica
Un seminario sulla “Ars predicandi” per insegnare ai preti a tenere omelie “professionali”. A organizzarlo è stata la Pontificia università della Santa Croce, che ha dichiarato guerra alle omelie troppo generiche, astratte o scollate dalla realtà. «Troppe volte assistiamo ad omelie frutto di improvvisazione. Si tratta di tornare alla predicazione dei padri della Chiesa ovviamente reinterpretandola in chiave moderna», ha spiegato don Sergio Tapìa Velasco, docente di media training e public speaking alla Pontificia Università.
I preti si ispireranno a Bergoglio
Al corso, che si articola in otto lezioni, partecipano sacerdoti di tutto il mondo, ai quali è stata indicata una stella polare da seguire per migliorare le loro omelie: «Abbiamo chiesto ai sacerdoti, quando predicano, di ispirarsi al modo di parlare di papa Francesco». «Non che un sacerdote debba snaturarsi e limitarsi a copiare: l’idea – ha precisato ancora don Tapìa – è quella di mutuare da Bergoglio la capacità di trasmettere speranza e andare all’essenziale».
Il ruolo dei social nella Chiesa moderna
Il corso, oltre a dare rudimenti ai sacerdoti su «come evitare omelie generiche e astratte che occultano la semplicità della parola di Dio», spiega anche come prepararsi per parlare a persone abituate al linguaggio multimediale. «Il punto è entrare in conversazione con le persone. La persuasione si dà quando l’altro viene ascoltato come amico. E i social in questo senso possono dare una grande mano», ha sottolineato don Tapìa, chiarendo che «ai sacerdoti però è richiesta anche la qualità della predicazione». Che significa anche una adeguata preparazione. «Un prete – ha ammonito il docente – deve preparare per tempo le omelie, senza ridursi all’ultimo momento come capita».