Conti pubblici, arriva il richiamo dell’Ue. Ma Padoan fa l’«indiano»

17 Gen 2017 18:28 - di Marzio Dalla Casta

È ufficiale: il ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), guidato da Pier Carlo Padoan, ha ricevuto la lettera della Commissione europea. A questo punto, la manovra correttiva dei conti pubblici non è più un’indiscrezione da corridoio ad uso dei retroscenisti della stampa ma un dato di realtà in grado di condizionare pesantemente il già precario equilibrio del governo Gentiloni e della maggioranza che lo sostiene senza escludere ripercussioni sulla durata della legislatura.

Padoan minimizza: «Normale procedura»

Al Mef ostentano tranquillità con l’obiettivo di presentare il tutto come normale procedura. Ma i primi a sapere che così non è sono proprio Gentiloni e più di lui lo stesso Padoan,  le cui previsioni si sono rivelate tutt’altro che azzeccate. La lettera, si affannano a spiegare infatti fonti del Tesoro, «è all’attenzione degli uffici competenti che la stanno valutando». Una versione tranquillizzante al momento è sostenuta anche a livello della Commissione Ue. La sua portavoce capo, Margaritis Schinas, nel confermare l’invio della lettera» da parte di Bruxelles ha infatti tenuto a sottolineare che la missiva «fa parte del dialogo in corso con le autorità italiane» e «va vista in quel contesto».

Ma da Gentiloni «disappunto» verso la Ue

Ma al di là delle dichiarazioni di facciata, a Roma la situazione è di allarme rosso. Fonti del governo non fanno mistero di ritenere «surreale» l’approccio della Commissione europea nei confronti dei conti pubblici italiani. Un approccio giudicato poco politico dal momento che – ragionano a Palazzo Chigi – nel giorno in cui «la May annuncia l’uscita totale della Gran Bretagna dalla Ue, la Commissione ragiona sugli zero virgola e su cosa questo o quel Paese deve rivedere nei propri conti». Le stesse fonti attribuiscono al premier Gentiloni una reazione di «disappunto» e di sopresa per la tempistica scelta dai vertici di Bruxelles. Comunque sia, la lettera è arrivata e l’Italia rischia una procedura d’infrazione. Grazie, si fa per dire, a Renzi e a Padoan.

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