Così Grillo, spiazzato dalla vittoria di Trump, ha provato ad ingoiare il rospo

11 Nov 2016 13:16 - di Mario Aldo Stilton

È grosso il rospo ingoiato da Beppe Grillo. È un rospo americano di nome Donald Trump. È un rospo non atteso né voluto dal capocomico dei 5Stelle. Ma è un rospo che lui, che è Grillo, ha provato comunque a mandar giù. È un fatto che il comico più amato dagli italiani s’è apprestato a questa che in natura è operazione impossibile, con la navigata nonchalance del politico d’altri tempi. Come la migliore delle scuole democristiane (ricordate i dorotei?) Grillo ha mutuato due anni di silenzio su Donald Trump e la sua discesa in campo in un urlo entusiasta di vittoria. Vittoria di Trump rivendicata pure sul suo Blog: «…È l’apocalisse dell’informazione, della televisione, dei grandi giornali, degli intellettuali, dei giornalisti. Questo è un vaffanculo generale. Trump ha dato un VDay pazzesco». Già, é stato un pazzesco Vaffa quello degli americani a Hillary Clinton e tutto l’establishment che l’ha supportata. Ma è stato un Vaffa di cui Grillo non s’era mai accorto né aveva mai auspicato. Semplicemente non l’aveva capito. Del resto, come avrebbe potuto farlo? Non certo grazie alla lettura dei giornali italiani né grazie ai più che amichevoli rapporti con l’ambasciata Usa a Roma: i rappresentanti in Italia di Obama e perciò della Clinton. No, non poteva neppure immaginarlo Grillo. Non poteva dare neppure una chance a quel gigante con la chioma arancio i cui modi e i cui proclami tanto gli ricordavano il primo Silvio Berlusconi. Perciò non poteva puntare su di lui, Grillo. E, infatti, non s’è udita neppure una parola. Né da lui né dai suoi loquaci ragazzotti che calcano quotidianamente le scene del Palazzo e dei talk-show televisivi. Neppure un gemito a favore di Donald Trump è stato emesso dai 5Stelle. E dopo il voto, invece, ecco l’entusiasmo e il Vaffa. Ecco l’elogio del nuovo che vince anche in America. Ecco il tripudio a posteriori. All’italiana. Il rospo è grosso, certo. Ma il fatto è che presto arriverà a Roma un nuovo ambasciatore. Meglio ingoiarlo subito, allora. Anche per nascondere i precedenti ammiccamenti con l’amministrazione Obama: vero Grillo?

 

 

 

 

 

 

 

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