Londra ai “gufi” anti-Brexit: gli aiuti per gli studenti stranieri restano

11 Ott 2016 19:30 - di Antonio Pannullo

Tutto quello che il fronte del “remain” diceva sulla Brexit erano menzogne: sospiro di sollievo per gli studenti dei Paesi Ue, tra i quali tantissimi italiani, che frequentano o sperano di frequentare l’università in Gran Bretagna malgrado le incognite sulla Brexit prossima ventura. Il governo di Londra s’impegna solennemente a garantire, a chiunque sia intenzionato a far domanda per l’anno accademico 2017-18, l’accesso ad agevolazioni e aiuti finanziari previsti dalle norme attuali per l’intera durata del corso. La rassicurazione è normale, visto che per ora – e almeno fino al 2019, dati i tempi negoziali prefissati – il Regno continua a far parte dell’Unione europea ed è tenuto a rispettarne le “regole”. Ma ha un valore se non altro poiché si estende per un triennio o un quadriennio: quindi oltre il termine del possibile divorzio definitivo. Soprattutto sembra voler essere tuttavia un segnale politico conciliante, dopo le polemiche suscitate dalle dichiarazioni del ministro dell’Interno, Amber Rudd, su pressioni da imporre sulle aziende del Paese per rendere noti i numeri dei lavoratori stranieri assunti a scapito degli isolani. Un segnale che arriva nel giorno in cui, peraltro, i ministri degli Esteri e della Brexit, gli euroscettici Boris Johnson e David Davis, hanno ribadito seccamente il “no” alla richiesta di un gruppo di deputati di ogni schieramento, incluso qualche dissidente Tory, d’un voto preventivo del parlamento sul tipo di negoziato destinato a scattare di qui a qualche mese con Bruxelles per formalizzare l’addio al Club dei 28. Negoziato, che, come confermato ieri dalla stessa premier Theresa May, il governo intende invece far partire d’autorità, secondo le sue prerogative, attivando l’articolo 50 del Trattato di Lisbona entro marzo. E consentendo solo in seguito a Comuni e Lord di verificarne l’iter, senza il potere di mettere in discussione la volontà popolare espressa dal referendum del 23 giugno.

Brexit, il governo rassicura gli studenti

Avanti a tutto vapore verso la Brexit, dunque, a dispetto dei presunti patemi della sterlina, di nuovo ai minimi storici su dollaro ed euro, cosa che favorisce l’export del Regno. Ma perlomeno non senza offrire almeno qualche garanzia ai cittadini Ue che già risiedono Oltremanica. A cominciare dagli studenti, appunto: fonte nel complesso di lustro e di ricchezza per il sistema universitario e per il Paese in genere, con circa 430.000 nuove iscrizioni dall’estero ogni anno e quote che, stando ai dati di The Complete University Guide, sfiorano il 20% a Oxford e Cambridge, superano il 40% all’Imperial College o alla London School of Economics, e si attestano addirittura a quasi il 60% a Buckingham. «Il governo britannico – come si legge nella nota diffusa oggi dall’ambasciata di Londra a Roma – informa che gli studenti dell’Unione Europea che intendono fare domanda per un corso di laurea presso un’università o altro istituto del Regno Unito per l’anno accademico 2017-18 continueranno a poter beneficiare, da oggi e per tutta la durata dei loro corsi di studio, dei prestiti e delle sovvenzioni messi a disposizione degli studenti comunitari». Insomma, non vi saranno sorprese neanche nel caso in cui il regno dovesse nel frattempo completare le procedure per l’uscita dall’Ue. Si tratta del resto di garantire stabilità e certezze pure agli atenei medesimi, come il comunicato riconosce. «Senza dimenticare – e lo sottolinea il sottosegretario all’Università, Jo Johnson, fratello di Boris – l’importante contributo che gli studenti internazionali danno alla realtà accademica britannica e al suo prestigio nel mondo».

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