Calais, la pace regna nella “Giungla”? No, i clandestini vi sono già rientrati

26 Ott 2016 17:39 - di Antonio Pannullo

«Missione compiuta, lo sgombero è finito. Nel campo dei migranti non c’è più nessuno»: lo ha detto il prefetto del Pas-de-Calais, Fabienne Buccio in serata. Ma non è vero: contrariamente a quanto annunciato lo sgombero non è ancora finito. Dopo gli incendi delle ultime ore, che avevano condotto all’allontanamento di tanti migranti anche per lasciare spazio ai vigili del fuoco, molti di loro stanno progressivamente rientrando nella bidonville: è quanto riferisce un giornalista di Bfm-Tv presente sul posto. Nella “Giungla”, spiegano i reporter presenti sul posto, ci sono ancora diverse decine di clandestini. «Dopo gli incendi, alcuni sono rientrati solo per recuperare i loro effetti personali ma altri intendono restare. Non hanno nessuna intenzione di farsi trasferire nei Cao. Vogliono rimanere nel campo con la speranza di raggiungere la Gran Bretagna». Inoltre, continua un giornalista citando una Ong locale, circa 2.000 migranti si sarebbero sottratti all’assistenza statale e sarebbero attualmente sparpagliati tra il centro e l’hinterland di Calais. Per intercettarli la polizia francese ha attivato speciali ronde “anti-squatter”. Ma la giornata, la terza da quando è iniziato lo sgombero della “Giungla”, era iniziata come peggio non poteva: quattro cittadini afghani sono stati fermati per gli incendi nella tendopoli dei clandestini a Calais. Gli afghani, infatti, riuniti a una tenda chiamata caffè Kabul, avevano deciso di resistere sino all’ultimo. «Questi fuochi dimostrano che ormai il campo è finalmente vuoto. Non c’è più nessuno», ha proseguito un responsabile su Bfm-Tv, tornando a millantare che gli incendi erano «un modo per dire addio al campo». La prossima tappa sarà la distruzione totale della tendopoli, ruspe e bulldozer entreranno in azione da questa sera. La mattinata si era annunciata così: «Quello che sta succedendo nella Giungla di Calais, con incendi, fuoco e fiamme, nella zona in corso di sgombero è preoccupante, qualcosa di molto più serio di quanto si pensi. I pompieri stanno intervenendo per domare il fuoco che può essere pericoloso», aveva infatti detto concitatamente Didier Leschi, direttore generale dell’ufficio francese per l’immigrazione e l’integrazione. Dalla notte scorsa al campo Giungla si moltiplicano gli incendi. Le immagini diffuse dalle reti all news di Francia sono impressionanti. Una densa coltre di fumo nero si solleva nel cielo di Calais mentre il fuoco divora le tende e le baracche dei migranti in corso di evacuazione.

A Calais sgomberati oltre 4000 clandestini

Intanto, già sono entrati nella bidonville in smantellamento i servizi di ripulitura, per togliere tutto quello che resta di tende, baracche, bivacchi, bagagli e rifiuti. Di quella che da molti è stata definita “vergogna d’Europa”, non dovrà rimanere nulla. E le operazioni dureranno almeno una settimana. «In totale 4.014 persone sono state messe al riparo in due giorni», ha annunciato il ministero dell’Interno. Una trentina sono arrivati a Marsiglia, nuovo centro d’accoglienza dove non piove come a Calais, ci sono letti e docce. Cinquanta sono sbarcati dal bus in Gironda, la regione di Bordeaux, ed hanno preso posto nei bungalow allestiti attorno al castello di un vecchio liceo. In genere, sono state facilitate le scelte di gruppi etnici di rimanere insieme, 30 sudanesi sono andati nella Charente-Maritime, nelle Lande oltre 80 etiopi, e così via. Nel comunicato, gli Interni annunciano anche che 1.000 minorenni senza genitori sono stati messi “in sicurezza”, qualsiasi cosa voglia dire, mentre 217 che si trovavano a Calais e per i quali sono stati appurati i legami familiari con persone residenti in Gran Bretagna sono già dal 17 ottobre nel Regno Unito. Ed è proprio da Londra che arrivano le preoccupazioni più forti in queste ore, con i britannici sempre più convinti che i migranti non rinunceranno mai al loro proposito di recarsi Oltremanica. È l’opinione del Daily Mail, al quale diversi abitanti della “giungla” hanno detto che avrebbero moltiplicato gli sforzi per attraversare la Manica con qualsiasi mezzo. «Nonostante tutti gli sforzi delle autorità – commenta il Guardian – non c’è alcuna garanzia che non si formerà un altro campo nella regione». Martedì pomeriggio, una cinquantina di donne avevano manifestato rumorosamente chiedendo di poter lasciare la giungla ma per andare in Inghilterra.

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