Lo Stato che fallisce: famiglia abbandonata cerca il suicidio, muore la madre
“Da tempo la figlia ripeteva che non ce la facevano più, che volevano farla finita, io cercavo di tranquillizzare entrambe e di far loro coraggio”.
E’ una vicina di casa e amica di famiglia, Francesca Fusco, a raccontare i prodromi di una tragedia annunciata, la morte di un’anziana donna, Natalina Carnelli, 82 anni, trovata oramai esanime a Milano e il tentato suicidio della figlia Silvia Pasotto, trovata accanto al corpo della madre in stato confusionale, entrambe scoperte dalla badante romena che le assisteva nell’appartamento dove vivevano, un vecchio caseggiato di ringhiera di via Grigna, nella zona Nord Ovest di Milano, abitato soprattutto da persone anziane.
Ogni tanto, durante la giornata, la vicina di casa e amica di famiglia, andava a fare compagnia alla pensionata non autosufficiente e dopo la tragedia ha preso in consegna la cagnolina di casa, Stelli.
“Sono sempre state molto unite, ma dopo la morte del marito di Silvia 7 o 8 anni fa, il loro era diventato quasi un rapporto in simbiosi – ricorda ancora Francesca – al punto che se non mangiava una non mangiava neppure l’altra, e negli ultimi due mesi mi ero accorta che le condizioni psicologiche di entrambe stavano pian piano peggiorando”.
In molti, stamattina,alle 7,30, sono stati svegliati dalle urla della badante che ha trovato le due donne. In tanti l’hanno sentita gridare “aiuto correte si sono ammazzate”.
Il cadavere dell’anziana è stato trovato dalla badante romena che si occupava di lei, questa mattina alle 7.30, composto su una poltrona. Poco distante, seduta su un divano, c’era anche la figlia dell’anziana, Silvia Pasotto, 61 anni, in stato confusionale per un’overdose di psicofarmaci, più precisamente di benzodiazepine.
Portata all’ospedale Sacco, la donna sta riprendendo lucidità e non è in pericolo di vita.
Il pm Giovanna Cavalleri ha disposto l’autopsia sul corpo dell’anziana, che a prima vista non presenterebbe segni di violenza. E ora sono in molti a chiedersi se quella famiglia fosse attenzionata e seguita dai Servizi sociali del Comune o meno. E se la loro condizione fosse nota a chi, istituzionalmente, è tenuto ad occuparsi di queste vicende.