Ancora un agente aggredito in carcere da un detenuto islamico radicalizzato
È successo ancora: un agente di polizia penitenziaria in servizio è stato aggredito e picchiato selvaggiamente senza una ragione. Un’aggressione «tanto brutale quanto violenta» – ha denunciato il sindacato autonomo di polizia penitenziaria Sappe – quella compiuta ai danni di un agente in servizio nel carcere di Perugia, da un detenuto «già noto alle cronache penitenziarie per il suo fondamentalismo islamico e per essere stato protagonista di molti eventi critici durante la detenzione».
Agente aggredito in carcere da detenuto islamico radicalizzato
«Questo detenuto ha aggredito senza una ragione e vigliaccamente il poliziotto penitenziario di servizio e ha fomentato gli altri detenuti islamici, invitandoli a lesionarsi il corpo», dice Fabrizio Bonino, segretario regionale dell’organizzazione sindacale. «L’uomo, uno straniero, era già in isolamento – aggiunge – per esser stato protagonista di altri eventi critici durante la detenzione. Ha commesso una folle e vigliacca aggressione, ingiustificata, che deve fare seriamente riflettere visto che è stata commessa da un detenuto votato alla causa della Jihad e particolarmente violento. Al collega ferito va la nostra solidarietà e vicinanza».
Sempre più altro il rischio di radicalizzazione in cella
E da Roma arriva la denuncia del segretario generale del Sappe Donato Capece sui «rischi della radicalizzazione violenta e del proselitismo all’interno degli istituti penitenziari del fondamentalismo islamico. Quel che è accaduto nel carcere di Perugia Capanne – sostiene – deve fare seriamente riflettere, ma il Sappe denuncia la gravità della situazione. La polizia penitenziaria monitora costantemente, attraverso gruppi selezionati e all’uopo preparati, la situazione nelle carceri, per adulti e minori, al fine di accertare l’eventuale opera di proselitismo del fondamentalismo islamico nelle celle, anche alla luce dei tragici fatti accaduti all’estero. Ma per fare questo servono fondi per la formazione e l’aggiornamento professionale dei poliziotti penitenziari e nuovi agenti». Al monitoriaggio e alla denuncia, dunque, vanno aggiunti investimenti e attenzione sociale rugardanti il problema del rischio di radicalizzazione dei detenuti nelle carceri italiane: un periocolo vertiginosamente in aumento. Lo testimonia, una volta di più, quanto accaduto a Perugia nelle scorse ore, che nopn fa altro che replicare quanto già gravemente registrato nei mesi scorsi a Palmi, a Monza, a Foggia, solo per citare gli ultimissimi episodi…