Strage degli italiani a Dacca: gli ostaggi hanno implorato pietà (VIDEO)

6 Ago 2016 13:46 - di Laura Ferrari

Il magazine Dhaka Tribune ha ottenuto in esclusiva un video di 20 secondi che documenta la strage di Dacca del primo luglio scorso nel quale furono trucidate 20 persone, tra di cui 9 italiani. Il video è sgranato, non ha impressa la data della registrazione e la qualità del suono è scarsa, ma secondo il giornale del Bangladesh «sembra essere autentico». All’inizio del video si intravedono tre persone (due uomini e una donna). Sembrano essere visibilmente scossi e sono fermi sotto al patio del ristorante, dal lato della cucina. Gli ostaggi del video sono stati identificati probabilmente come Tahmid Hashib Khan, Maliha Fairooz and Tahana Tasmia, (tutti e tre risparmiati dagli attentatori) ma non è possibile identificarli con certezza.  Una voce di uomo si sente in sottofondo che implora in dialetto locale: “Ti prego, fratello, ti prego fratello…” Altre due persone nel buio, evidentemente gli attentatori, vestiti di nero, si intravedono sotto il patio. Uno di loro brandisce una spada. Lo scintillio della lama è chiaramente visibile nella parte bassa dello schermo all’interno del video. Il video cattura anche qualcuno che urla due volte: “Allah Akbar”. Le autorità locali hanno confermato il fatto che sarebbero in circolazione dei video dei momenti della strage.

L’ambasciatore a Dacca: “Paura per altri attentati”

«Quello vissuto a Dacca è stato il momento più difficile della mia attività – ha spiegato l’ambasciatore italiano in Bangladesh Mario Palma – conoscevo personalmente alcune vittime e questo mi ha pesato ancora di più. La minaccia era reale, si temeva un altro attacco. Sono rimasto in ambasciata per seguire l’evoluzione della situazione e per poter stare accanto ai miei collaboratori in quei giorni difficili. Ho rinviato le ferie per questo». L’ambasciatore sottolinea poi la situazione di grande tensione esistente in quei giorni, subito dopo la strage nel locale della città. «Lo spavento è stato tanto non solo per la comunità bengalese – ha continuato Mario Palma -. È stato un vero e proprio choc per la popolazione. C’era molta paura. I locali sono rimasti chiusi anche nei giorni successivi».

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